«Mia figlia schiava della cocaina, ora ho paura che mi uccida: inutili 12 denunce»

«Mia figlia schiava della cocaina, ora ho paura che mi uccida: inutili 12 denunce»
Dodici denunce alla polizia, l’ultima poco più di un mese fa agli agenti del commissariato San Ferdinando. Minacce, insulti e violenza: «Dammi i soldi o ti...

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Dodici denunce alla polizia, l’ultima poco più di un mese fa agli agenti del commissariato San Ferdinando. Minacce, insulti e violenza: «Dammi i soldi o ti ammazzo» e la paura che prima o poi possa farlo sul serio. Da un lato c’è Anna, la mamma, 65 anni e una vita distrutta. Dall’altro Alessia, la sua terza figlia, 40 anni e una tossicodipendenza che va avanti - si legge nella stessa denuncia - da circa 25. Una famiglia benestante, la loro: noti commercianti del Vomero a cui sembrava non mancare nulla fino a quando, dopo qualche strano furto, è venuta fuori la verità che Anna, assistita dall’avvocato Angelo Pisani, ha deciso di rivelare per chiedere aiuto.


Quando ha scoperto che a rubare era sua figlia?
«Subito dopo la morte di mio marito, nel 2005».

Fino ad allora nessun problema?
«L’ho capito dopo che il padre in realtà la copriva. Lavoravano insieme, nello stesso negozio, io invece mi occupavo dell’altro e poco ne sapevo di quello che succedeva lì. Alla sua morte è venuto fuori tutto».

Nell'intervista in edicola, mamma Anna racconta al Mattino l'inferno che va avanti da circa 25 anni e la vede protagonista. Botte, minacce e furti da parte della figlia tossicodipendente di 40 anni. Una situazione aggravata dall'inutilità delle denunce che la donna continua a presentare: «Purtroppo non sono servite a niente - dice - non ho mai visto un assistente sociale, un medico, qualcuno in grado di darmi anche solo un consiglio. Mi sto rendendo conto di essere sola in questa battaglia che quasi certamente perderò. La nostra società non prevede aiuti per chi vive un dramma come il mio».

La beffa quando si parla dei furti:  «Sapete che cosa mi dicono i poliziotti quando vengono a casa? Che sono beni di famiglia. Vuol dire che sono in parte anche suoi e quindi non si può considerare un furto».

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