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Afragola. Se il mare non bagna Napoli, figurarsi via San Felice ad Afragola. Un budello di tufo marcito, in uno dei centro storici più dissestati d'Italia, dove abitava il piccolo Ivan Iazzetta, morto annegato in quel mare tanto sospirato. E desiderato a tal punto, forse (lo stabilirà l'inchiesta) da nascondere ai genitori, Antimo e Antonietta Daino, la gita a Napoli, insieme ai fratelli Luigi e Salvatore. Che lo avevano accontentato, perché Ivan godeva fino a ieri quei privilegi (e anche tante seccature) di essere l'ultimo di quattro figli maschi. Il più grande, Gennaro che ha 21 anni, già tira la carretta, aiutando il papà sui cantieri edili. La notizia della tragedia è arrivata nel tardo pomeriggio in via San Felice. Dolore e incredulità. Angoscia. Che taglia il fiato e smorza le parole a chi conosceva Ivan.
«Era ‘nu bello guagliunciello, molto educato e vivace come lo si può essere a quell'età», dice la signora Assunta, mentre tormenta un fazzoletto che ha raccolto un dolore sincero e tante lacrime che non ne vogliono sapere di smettere. «Che vi devo dire - conclude la vicina della famiglia Iazzetta, con il dolore che si è fatto singhiozzo - se scampi alla malavita, se non cadi da un palazzo mentre fai il muratore, a gente come noi nemmeno il mare ci risparmia.
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