Quattro ”impresentabili” in Campania (uno in una lista collegata a Caldoro e tre a De Luca), sei in Puglia (quattro con Emiliano e due con Schittulli) e tre in Liguria:...
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L’elenco completo per il momento resta ancora secretato in attesa della riunione dei parlamentari in programma dopodomani, ma nel giro di poche ore si è scatenata una ridda di voci sui nomi anche sulla base delle indiscrezioni circolate nelle ultime settimane.
Facciamo un passo indietro: sette giorni fa, dopo i numerosi casi segnalati anche da parlamentari (in Campania Rosaria Capacchione, Angelica Saggese ed Enzo Cuomo) e dopo i primi ritiri (in Puglia Carmela Cenicola, lista Sel, nessun reato commesso ma sorella di Vincenzo, condannato per omicidio, e in Liguria il Cinque Stelle Daniele Comandini, chiacchierato per la sua amicizia con il figlio di un presunto boss) ecco che il vice-presidente della Commissione Antimafia Claudio Fava annunciava l’avvio di una verifica preventiva per segnalare agli elettori i casi-limite in tempo utile. Fava la definì come uno «screening».
Punto di riferimento il Codice di autoregolamentazione approvato all’unanimità da tutti i partiti che li impegnava a vigilare per escludere dalle liste non solo i condannati ma anche i rinviati a giudizio. Una vigilanza che non sarebbe stata circoscritta alle liste proprie, ma estesa anche alle liste collegate. Perché nessuno potesse accampare alibi. «Dobbiamo verificare - spiegava Fava - se i candidati sono sotto la soglia di compatibilità fissata, se ci sono candidati rinviati a giudizio per concussione, corruzione, voto di scambio, reati di criminalità organizzata, estorsione e usura, traffico di stupefacenti e traffico di rifiuti».
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