Bassolino torna a Bagnoli e fa mea culpa: «Un fallimento collettivo»

«Ritirarmi? E cosa penserebbe chi mi ha spinto a scendere in campo?», Antonio Bassolino risponde con una domanda a chi gli chiede del pressing di questi giorni a fare...

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«Ritirarmi? E cosa penserebbe chi mi ha spinto a scendere in campo?», Antonio Bassolino risponde con una domanda a chi gli chiede del pressing di questi giorni a fare un passo indietro per non spaccare il centrosinistra. Ma non ci pensa affatto a fare marcia indietro. Ce l'ha in particolare con il Pd per le vicende di 5 anni fa: «Ho subito tantissime cattiverie, non tanto dal partito ma da molti dei suoi dirigenti. E ora sono e rimango in campo», aggiunge ieri pomeriggio durante un incontro elettorale al circolo Ilva di Bagnoli tra molti ex caschi gialli dell'ex Italsider, quella che era la nobiltà della classe operaia di matrice Pci. «Questo è il mio mondo», infatti è il suo intercalare mentre stringe mani e saluta ex operai. 

Ma l'ex Italsider e Bagnoli in generale è anche il sogno interrotto di una riqualificazione mai attuata nonostante siano passati quasi 30 anni dall'ultima colata dell'altoforno. Poi la chiusura dello stabilimento e il progetto di riconversione proprio quando Antonio Bassolino era al suo primo mandato da sindaco. «L'ex Italsider è il punto critico di una lunga vicenda non solo per il Comune ma anche per Regione e i governi che si sono succeduti: servirebbe su questo argomento una riflessione schietta alla quale nessuno può sottrarsi». Anche se qualcuno ha indicato proprio in Bassolino uno dei responsabili del progetto di riconversione mai decollato (anche se poi si sono succeduti la Iervolino e ben dieci anni di de Magistris). Forse anche per un errore di partenza sul progetto di riqualificazione dell'area che ha visto, a tratti, visioni troppo marcatamente ambientaliste che ne hanno strozzato lo sviluppo alternate a quelle più legate alla riconversione in senso produttivo-turistico. Con un consiglio comunale che vedeva una parte della maggioranza bassoliniana, quella più a sinistra, verso una visione giudicata troppo rigorosa: tra no ai privati e eccessivo spazio al verde.

Senza contare quella Bagnoli Futura, la società attuatrice del progetto crollata in un fallimento. Ma per discutere dell'argomento Bagnoli, troppo pieno di contraddizioni che si trascinano da anni, servirebbero mesi. Ora invece Bassolino punta sui fondi del Recovery per rilanciare un'area «parte integrante dell'area flegrea e metropolitana che si reggono sull'economia del mare. E il Recovery Plan ci offre la possibilità di rilanciare questo asset strategico non solo per Bagnoli ma anche per Napoli Est. Un'opportunità da non perdere: il Recovery è un grande occasione come il G7 ma moltiplicato per 20».

Poi aggiunge: «Tutti dovremo continuare a seguire con grandissima attenzione le vicende di Bagnoli, del suo sviluppo, e del circolo per il ruolo sociale che svolge da anni. Ruolo che può svolgere sempre di più anche verso ragazzi socialmente più deboli, soprattutto per quel riguarda le attività sportive che sono di enorme importanza in una realtà come la nostra città».

Poi l'ex governatore si immerge nella campagna elettorale vera e propria. Anche se non manca qualche stilettata al Pd. «Vedo la possibilità e le condizioni di poter fare a Napoli un confronto davvero civile. Questo è importante, perché abbiamo bisogno di una campagna elettorale vera, schietta, ma civile. Abbiamo bisogno di far emergere i problemi principali della città e poi decideranno i cittadini napoletani chi dev'essere il nuovo sindaco». Lui, l'ex primo cittadino, è sicuro di potersela giocare «perché spinto dai cittadini». «Tutti e di diverso orientamento politico. Non solo da sinistra ma anche - aggiunge - da chi è lontano politicamente da me come la destra classica. D'altronde quando presi il 72 per cento nel 97 è chiaro che i voti venivano anche da lì».

Non un cenno su Gaetano Manfredi o Catello Maresca ma contro il patto Pd-M5s: «Cercano di trasferire a Napoli formule vecchie di governo e alleanze decise a Roma ma calate qui».

Poi sul suo ex partito ci sono le ferite di 5 anni fa e quelle primarie contestate che gli sbarrarono la strada per San Giacomo. «Ho subito troppe cattiverie: non tanto dal partito ma da molti dei suoi dirigenti». Che ora gli chiedono di farsi da parte: «Mi fanno ridere queste richieste», confessa a un ex casco giallo che gli porta l'iconica foto di lui e Berlinguer mentre mangiano alla mensa Italsider. E se proprio Bassolino facesse vincere la destra? «Avevo chiesto una riflessione. Niente, solo silenzi: eppure se mi avessero chiamato avrei preso ad attaccare anche i manifesti». 

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Il Mattino