Un sistema macina appalti, un modo di procedere in grado di selezionare imprenditori e funzionari per veicolare fondi pubblici anche in altri contesti territoriali. Non solo Santa...
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È lui il «filtro», la camera di compensazione a leggere la misura del gip Alfano. Ed è sempre lui ad essere tirato in ballo nelle conversazioni di altri due personaggi chiave di questa storia: una è Loredana Di Giovanni, la rossa (per il colore dei capelli), l'altro è l'ingegnere Guglielmo La Regina, entrambi agli arresti domiciliari per ipotesi di turbativa d'asta. È il 12 giugno del 2015, quando al telefono viene intercettata la Di Giovanni, in una conversazione che serve a dimostrare - nell'ottica di chi accusa - il potere contrattuale di Zagaria «a prescindere»: in questo caso, l'imprenditore Antonio Bretto chiede alla Di Giovanni di fissargli un incontro, un appuntamento proprio con Zagaria, «affinché intervenga presso La Regina».
Qual è il motivo di questa richiesta di intervento? Seguiamo il ragionamento del gip, alla luce di una vicenda «discoverata» solo in parte. Stando alla ricostruzione agli atti, La Regina è intenzionato a «estromettere Bretto dalla possibilità di partecipare alla gara della Mostra d'Oltremare (sebbene il suo nominativo fosse stato segnalato da Antonello Sommese, scrive il gip) per non aver onorato l'impegno a pagare la somma di 30mila euro al professionista». E come conclude il gip, a proposito di una vicenda al centro di altre indagini? «Questo episodio dimostra la necessità di un imprenditore di rivolgersi a Alessandro Zagaria, per risolvere questioni rilevanti». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino