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Tira una brutta aria ad Arzano. Una città sconvolta, terrorizzata, perché qui si può morire per strada. Perché qui la camorra regola i conti come, dove e quando vuole, anche in presenza di persone innocenti che nulla hanno a che fare con la criminalità organizzata. Strade silenziose e locali semideserti, ieri sera, a 24 ore dalla tentata strage al Roxy Bar di via Solimene, dove due killer hanno sparato all’impazzata. Erano incaricati di uccidere Salvatore Petrillo, cugino del boss Pasquale Cristiano, reggente del clan 167 di Arzano, colui che lo scorso luglio pur essendo agli arresti domiciliari festeggiò la prima comunione del figlio portandoselo a zonzo in una Ferrari, con i suoi affiliati a bloccare il traffico in tutte le strade della città.
Ma i due non solo hanno fallito la missione di morte, ma sparando all’impazzata hanno ferito due innocenti avventori del locale, oltre che il loro obiettivo e i due scagnozzi del reggente. Dei cinque feriti, due versano in gravissime condizioni. Salvatore Petrillo, 29 anni, sorvegliato speciale, è ricoverato in rianimazione presso l’ospedale San Giuliano di Giugliano. I medici si sono riservati la prognosi, dichiarandolo in imminente pericolo di vita. Come uno dei due guardaspalle del reggente, Vincenzo Pio Merolla, 18 anni, anche lui in pericolo di vita, ricoverato nello stesso nosocomio. Non rischia la vita, invece, Luigi Casola, 39 anni, residente nel rione “167” di Arzano, ricoverato ad Acerra per una ferita d’arma da fuoco alla gamba.
Per fortuna le condizioni dei due avventori, seppure colpiti dai proiettili, non sono gravi e non destano alcuna preoccupazione tra i sanitari dell’ospedale di Frattamaggiore, dove è ricoverato Roberto Lastra, 36 anni, incensurato, mentre l’altra vittima innocente, l’idraulico Mario Abate, 61 anni, che si era recato nel bar per acquistare una birra per la cena, è in cura presso l’ospedale di Pozzuoli, per una ferita al piede probabilmente causata da un proiettile di rimbalzo.
Le indagini, svolte dai carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, sono indirizzate a delineare in quale scenario è maturata la tremenda azione di fuoco.
Una coincidenza? È la domanda che si pongono gli inquirenti, che stanno vagliando anche il ferimento di Raffaele Liguori (16 settembre) ferito a colpi d’arma da fuoco sempre ad Arzano, in via Squillace. Il ferito è ritenuto affiliato agli Amato–Pagano, per i quali controllava quella zona tra Arzano e Casoria, che è una sorta di trincea dove ora si affrontano gli “scissionisti” e le nuove leve del clan Moccia, che vogliono riappropriarsi di quello che considerano da sempre il “loro” territorio.
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