Asl Napoli 3, l'attacco hacker buca anche gli stipendi del personale

Asl Napoli 3, l'attacco hacker buca anche gli stipendi del personale
Stipendi provvisori all'Asl Napoli 3 Sud dopo l'attacco hacker di inizio gennaio, personale in agitazione. Un giga e mezzo di dati sensibili rubati, il 90% della memoria...

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Stipendi provvisori all'Asl Napoli 3 Sud dopo l'attacco hacker di inizio gennaio, personale in agitazione. Un giga e mezzo di dati sensibili rubati, il 90% della memoria informatica dell'azienda sanitaria: un'azione che ha comportato il blocco di attività sanitarie e amministrative. A farne le spese gli utenti ma anche il personale che lavora in prima linea negli ospedali, da ieri in agitazione per la decisione della direzione sanitaria di «assicurare il regolare pagamento prendendo come riferimento il mese di dicembre, assicurando una mensilità provvisoria».



Gli importi, spiega la nota di martedì scorso del direttore amministrativo Giuseppe Esposito, «sono stati rivisti al fine di ridurre al minimo l'impatto di eventuali decurtazioni sugli stipendi successivi». Di fronte all'impossibilità di conteggiare ore di straordinario, turni e presenze, l'Asl decide di pagare un forfait base da mille o milletrecento euro a seconda delle categorie. «Una scelta vergognosa - attaccano i sindacati - l'azienda deve corrispondere l'intero stipendio al netto delle sole indennità variabili, riservandosi di concordare preventivamente con le sigle sindacali eventuali forme di recupero». A firmare il documento nel quale si dichiara lo stato di agitazione del personale sono Antonio Cascone e Carmine Esposito della Fsi-Usae e Michele Costagliola della Nursing-Up. «Chiediamo di integrare immediatamente quando previsto dalle tabelle contrattuali a tutto il personale - scrivono i sindacalisti - che in questa fase di pandemia e di rincari dei costi per le famiglie vive uno stato di estremo disagio».


Quanto accaduto all'interno dell'azienda sanitaria che conta 4500 dipendenti, 8 ospedali, 13 distretti e 57 comuni ha dell'incredibile. L'attacco hacker è avvenuto il 7 gennaio scorso bloccando portali e servizi al cittadino. Un disservizio che si pensava di poter risolvere con un ripristino dei sistemi, invece il 21 gennaio scorso è arrivata anche la richiesta di riscatto. «È stata violata con successo la rete informatica - rivendicava la Sabbath - con furto di dati personali, database e documenti finanziari. L'azienda ha 3 giorni di tempo per salvare il problema, poi saranno resi pubblici integralmente».


La ransomware ha agito compromettendo 42 macchine informatiche di un fornitore di servizi IT in appalto con la Regione. Una questione ancora tutta da risolvere. Intanto per ovviare ai disagi relativi alle piattaforme di prenotazione di vaccini e prestazioni sono stati istituiti numeri telefonici e mail per rispondere ai cittadini. Per i lavoratori invece c'è solo da aspettare che i dati vengano recuperati. «È paradossale - spiegano i sindacalisti - che l'azienda non abbia pensato di garantire lo stipendio netto ma ancor meno. Quanto accaduto ha dei responsabili, ma non c'è stata nessuna ripercussione interna agli uffici. Il danno non è dell'azienda ma dei dipendenti che pagano di tasca loro e degli utenti che non stanno ricevendo referti, esami e prenotazioni». Intanto gli operatori sanitari continuano a lavorare con grosse difficoltà anche per la diffusione stessa del virus in corsia. Dimezzati infermieri e medici nei presidi della Napoli 3 e turni massacranti per garantire i livelli assistenziali nonostante quarantene e contagi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino