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Nomi di indagati e modus operandi vengono fuori infatti dalla discovery dell’inchiesta condotta dal pm Danilo De Simone, che ha chiesto e ottenuto lo scorso dicembre il sequestro di 3 milioni e mezzo di euro, in un’inchiesta che è solo alle battute iniziali. Sono 16 i nomi coinvolti, a leggere il decreto di sequestro firmato dal gip Valentina Giovanniello. Truffa ai danni dello Stato, verifiche su tre dipendenti dell’Asl, che dovranno replicare alle accuse in relazione a due filoni di indagine: il primo riguarda gli ordini di pagamento veri per lavori fantasma, mai effettuati, indirizzate ad aziende ritenute compiacenti; il secondo, invece, riguarda ordini di pagamento per “prestazioni occasionali”, grazie a un bug inserito nel sistema informatico della Asl. Ma proviamo a ripercorrere il lavoro investigativo, alla luce di una premessa doverosa: tutti i soggetti coinvolti potranno replicare alle accuse e dimostrare la correttezza della propria condotta, vanno pertanto ritenuti innocenti fino a prova contraria.
È il caso che investe il dipendente Renato Scognamiglio, che dovrà rispondere di 13 casi anomali, relativi a ordini di pagamento per ditte che - stando a quanto emerso - non sarebbero mai intervenute a svolgere i lavori indicati.
Agli atti anche un secondo filone, che vede coinvolti i dipendenti Carlo Vilone e Carmine Luongo, che avrebbero «posto in essere una differente frode». In che modo? Agendo sulla «generazione dei mandati di pagamento, verosimilmente sfruttando un bug nel sistema informatico, creando nell’ultimo biennio, numerosi mandati di pagamento per prestazioni occasionali, aventi ad oggetto “acquisti di servizi sanitari per assistenza specialistica ambulatoriale da privati”». Possibile? Soldi spostati grazie a un bug? Alla voce «conto tesoriere - scrive il gip - è indicato un numero “999999999999”», 12 volte 9, «segno evidente che i due dipendenti erano a conoscenza delle modalità con le quali era possibile aggirare eventuali controlli informatici automatici sui mandati fittiziamente creati».
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