Attivista gay ucciso e fatto a pezzi, spuntano i complici: altri indagati

Attivista gay ucciso e fatto a pezzi, spuntano i complici: altri indagati
Alla ricerca di tracce di sangue nell’appartamento di via Giovanni Boccaccio ad Aversa. Ripartono da Aversa le indagini dei carabinieri del reparto territoriale che puntano...

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Alla ricerca di tracce di sangue nell’appartamento di via Giovanni Boccaccio ad Aversa. Ripartono da Aversa le indagini dei carabinieri del reparto territoriale che puntano a scoprire l’identità del complice di Ciro Guarente, dipendente civile della Marina Militare in servizio a Roma, accusato di aver ucciso e fatto a pezzi l’attivista gay Vincenzo Ruggiero di appena 25 anni per gelosia. Ieri, la Procura di Napoli nord ha nominato il consulente legale che eseguirà gli esami sul corpo di Vincenzo, ora conservato al policlinico universitario Federico II di Napoli.


Si tratta del medico Antonio Palmieri, diventato famoso per aver curato il caso di Mohamed Khaira Cisse, l’africano ucciso nel 2003 da un carabiniere a Napoli. Ma il difensore di parte della famiglia di Vincenzo, Luca Cerchia, non esclude la nomina di consulenti. «Stiamo valutando la possibilità in queste ore», dice. Ma il colpo di scena ha un nome e cognome: Heven Grimaldi, la transessuale compagna di Ciro che avrebbe ospitato Vincenzo a casa sua ad Aversa, facendo ingelosire in questo modo Ciro «il mostro», come lo ha definito la madre di Vincenzo, Maria Esposito.

 
Heven potrebbe essere convocata nei prossimi giorni in caserma ad Aversa per rendere nuove dichiarazioni. La bella e bionda trans di origini polacche potrebbe non aver detto tutto agli inquirenti. Al suo ritorno da Bari, il giorno 8 luglio, avrebbe notato solo degli asciugamani bagnati nel bagno di casa, ma niente di più. Da tre giorni Heven non rilascia dichiarazioni alla stampa, ma «smanetta» su Facebook scrivendo post lunghissimi in cui ricostruisce gli eventi. C’è un dato che però fa insospettire gli inquirenti: quell’sms scritto da Heven all’alba del 28 luglio e inviato sul telefono di Ciro Guarente che aveva appena confessato l’omicidio, nella saletta dei carabinieri al primo piano del reparto territoriale normanno, dopo 12 ore di interrogatorio. Il testo del messaggio era il seguente: «Mi hai mentito fino alla fine».


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