Autonomia differenziata, De Luca pensa alla marcia per «difendere la scuola pubblica»

«Non c'è motivo per cui un insegnante a Padova debba guadagnare di più di un collega a Teramo»

Il governatore Vincenzo De Luca
Una manifestazione sulle autonomie scolastiche «in difesa della scuola pubblica». Dopo il corteo per la pace dello scorso ottobre, il presidente della Regione Campania...

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Una manifestazione sulle autonomie scolastiche «in difesa della scuola pubblica». Dopo il corteo per la pace dello scorso ottobre, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca manda un messaggio al ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli e sceglie la scuola - strizzando l'occhio a sindacati e studenti - come terreno di confronto-scontro su cui ribadire i principi di unità nazionale, per altro, tanto cari al centrodestra di governo. L'annuncio arriva su Fb: «Si terrà nel giro di poche settimane - ha anticipato il governatore - in questi giorni stiamo incontrando associazioni ed esponenti del mondo della scuola». De Luca intravede i rischi di una disgregazione eccessiva del sistema istruzione (programmi, offerta formativa, mobilità dei docenti) richiamando nei fatti anche l'analisi contenuta nell'ultimo rapporto Svimez: «dalle palestre alle mense - è scritto nel dossier - abbiamo fotografato due Italie diverse. Al Sud, al termine delle elementari, un bambino è stato in aula circa un anno meno di un coetaneo al Nord. Per non parlare della crisi demografica in Umbria o nelle Marche». Quanto ai possibili effetti sulle opportunità di lavoro derivanti da una riforma in senso autonomista, la stessa Svimez precisa che «tale impatto sarà evidente se per la scuola si procederà sulla falsariga dell'intesa fra governo e Veneto, con la possibilità di trasferire e assumere insegnanti nella Regione con stipendi diversi. Un duro colpo alla contrattazione nazionale e all'unità del sistema: non c'è motivo per cui un insegnante a Padova debba guadagnare di più di un collega a Teramo».

Ma De Luca si è detto preoccupato anche per la disponibilità immediata dei fondi per la Coesione: «Mi pare francamente scandaloso il dato che riguarda il permanere del blocco nell'erogazione, da parte del Governo nazionale, di oltre 20 miliardi di euro destinati alle Regioni del Sud. Sono i cosiddetti Fondi sviluppo e coesione e alla Regione Campania spettano 5,7 miliardi di euro», ha detto lasciando intravedere il timore che «risorse destinate per l'80% al Mezzogiorno vengano redistribuite su tutto il Paese. Questo sarebbe intollerabile per le Regioni del Sud, che devono stanziare centinaia di milioni di euro di cofinanziamento per ottenere i fondi europei». De Luca ha ricordato che «lo scorso anno abbiamo utilizzato 500 milioni del Fondo sviluppo e coesione nazionale per cofinanziare i fondi europei». Ma intanto sul tema delle riforme si è registrata una timida apertura del Pd («Pronti a dialogare per migliorare l'assetto del Paese») visto l'incontro annunciato fra una delegazione dem e il ministro Casellati. Resta invece totale la chiusura del Nazareno rispetto all'impianto dell'autonomia differenziata così come delineata dal ministro leghista Calderoli. Eppure per De Luca ennesimo terreno di attrito resta l'assistenza sanitaria. «Il Governo ha chiesto alla Conferenza delle Regioni di esprimere un'opinione sulle assicurazioni sanitarie perché ha in preparazione una legge - ha avvertito il governatore - Sulla sanità pubblica c'è un'idea, che stanno coltivando, di introdurre sistemi di assistenza sanitaria che riproducono modelli degli Usa, cioè assicurazioni private. Se salta la sanità pubblica in Italia, cambia la società», ha concluso. 

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Il Mattino