Feste e bivacchi sulle sponde del lago d'Averno con tanto di atto vandalico ai danni del Tempio di Apollo. È quanto accaduto tra sabato e domenica, ma è...
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A testimoniare che all'interno dei resti romani qualcuno ha pensato di fare una festa ci sono le lanterne cinesi, usate molto probabilmente per illuminare il percorso, e lasciate appese agli alberi quasi a ridosso del tempio. «Condanno vivamente l'atto vandalico in danno a un sito archeologico e naturalistico di così importante prestigio», è il commento di Francesco Maisto, presidente dell'Ente Parco Regionale dei Campi Flegrei: «Questo è uno dei motivi che rendono necessaria una programmazione immediata di un piano di gestione delle aree verdi, che rischiano di essere abbandonate tutte nella più totale incuria». Ieri mattina c'erano anche alcuni turisti giunti per ammirare l'imponenza e il fascino del lago e dei siti archeologici che lo circondano ma che sono stati costretti ad andarsene mestamente delusi per lo spettacolo che hanno trovato. «C'è assoluto bisogno di maggiori controlli, è questo il problema di fondo oltre all'atto vandalico in sé», afferma Alessandro Gatto, coordinatore regionale della vigilanza ambientale del WWF in Campania: «Noi ci proviamo, ma siamo un numero esiguo rispetto all'ampiezza del territorio da controllare. Questo però è un danno diverso dagli altri - continua - perché è stato anche violato un sito archeologico, anche se ha riguardato il lato laterale e retrostante esterno. Ma si poteva evitare. Chi si è reso artefice di tutto questo ha dimostrato di non avere amore per il suo territorio».
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Su quanto accaduto stanno indagando le forze dell'ordine, con il difficile obiettivo di risalire agli artefici e denunciarli. Compito non è facile considerato che nella zona non ci sono telecamere di videosorveglianza, anche private, in grado di aiutare a ricostruire l'accaduto. Per restituire alla storia il suo valore e ridare dignità al lago d'Averno che, oltretutto, è un sito d'interesse comunitario. «È una devastazione continua alla quale bisogna porre fine attraverso controlli serrati dell'area, prima che l'intera zona resti sommersa dai rifiuti», dice Francesco Emilio Borrelli, che pone l'attenzione anche sulla fragilità del sito: «Bivaccare in aree a rischio crollo - sottolinea - è un modo assurdo di mettere a repentaglio la propria vita e di attentare al patrimonio archeologico e culturale della nostra regione». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino