Ordine degli Avvocati di Napoli, Troianiello: «Io vittima di quelle ambizioni che ho cercato di estirpare»

«A me è toccato il lavoro difficile di risanare il buco contabile e di restituire credibilità all'Ente»

L’AVVOCATO Titti Troianiello
Ha da poco dato le dimissioni, mostrandosi certa di aver fatto un buon lavoro nell’azione di risanamento dell’ordine degli avvocati, ma appare amareggiata per una...

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Ha da poco dato le dimissioni, mostrandosi certa di aver fatto un buon lavoro nell’azione di risanamento dell’ordine degli avvocati, ma appare amareggiata per una spallata frutto di «manovre da ricondurre ad ambizioni personali, che durante la mia gestione ho sempre cercato di contenere, provando ad adottare scelte condivise e finalizzate a garantire gli interessi generali». Eccola Immacolata Troianiello, ormai ex presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati.

Come si sente dopo le dimissioni? 
«Delusa, amareggiata. Pensavo che tutte le iniziative proposte in piena condivisione avessero fatto capire quale era il mio progetto: innovazione e tradizione, per portare il Consiglio di nuovo ai vertici della avvocatura italiana».

Eppure l’hanno accusata di essere stata attaccata alla poltrona, perché aveva creato un calendario che fino a giugno avrebbe riguardato l’approvazione del bilancio sia in consiglio che in Assemblea e poi la richiesta di dimissioni: cosa replica? 
«Che la calendarizzazione a cui fa riferimento era finalizzata alla approvazione del bilancio, c’era un’agenda programmatica segnata dall’urgenza delle scandenze per motivi di contabilità, ma erano calendarizzate anche le dimissioni. Di fronte all’impossibilità di portare avanti questo progetto, ho deciso di dimettermi. Ora, mi chiedo, aspettare due mesi così pieni di impegni importanti era un attaccamento alla poltrona oppure un gesto di responsabilità?».

Cosa ha provocato, secondo lei la formazione di una nuova maggioranza che ora fa capo al penalista Carmine Foreste? 
«È una sfiducia che ruota attorno ad ambizioni personali che avevo tentato di contenere per adottare la scelta più giusta per la classe forense». 

Cosa è successo in questo anno e mezzo di lavoro, secondo lei? 
«C’è stato malessere sin dall’inizio per i ruoli assegnati, evidentemente non confacenti alle ambizioni e aspirazioni dei singoli colleghi. Tutto ciò ha fatto lievitare malumore sotterraneo di cui non ho avuto percezione, dal momento che ero sempre impegnata a risolvere mille problemi, tra impegni istituzionali e questioni legate all’annoso buco di bilancio».

L’accusano di non aver ascoltato le istanze del Consiglio dell'ordine degli avvocati di Napoli. 
«Da un lato mi contestano che non avevo il polso delle sedute consiliari, dall’altro che sarei stata una sorta di dittatrice, sorda alle istanze provenienti dal Consiglio. Non trova che sia contraddittorio? Eppure, sin dall’inizio del mandato, ho cercato di rendere partecipi tutti i consiglieri, di responsabilizzare ogni rappresentante dell’assemblea e di arrivare a soluzioni quanto più largamente condivise».

Cosa l’amareggia di più? 
«Constatare che in fondo l’obiettivo unico di questa storia era di far diventare Carmine Foreste presidente, che si è qualificato come esponente di una forza innovatrice pur facendo parte della mia stessa squadra elettorale con gli stessi programmi. Vedremo se è davvero così, anche se ricordo a tutti che il lavoro difficile l’ho fatto io, avendo ereditato un buco milionario nel bilancio e un consiglio privo di credibilità».

Un rimpianto? 


«Di non essere riuscita a creare in tempo un meccanismo di trasparenza per consentire agli avvocati di conoscere in tempo reale vicende e dinamiche interne all’Ente». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino