OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Gli esami di avvocato saranno soltanto in forma orale. Niente prove scritte, quindi, per i 4mila praticanti napoletani candidati ai test fissati per il 13, 14 e 15 aprile. La richiesta di una semplificazione era giunta al Ministero della Giustizia un anno fa proprio dal distretto partenopeo, tra i più interessati dall'esame. Nelle ultime ore, la novità: la nuova responsabile del Dicastero, Marta Cartabia, ha chiesto un parere al Comitato Tecnico Scientifico allo scopo di evitare l'affollamento (di fronte a 26mila candidati in tutta Italia nelle sedi individuate dalle Corti d'Appello). Quella di Napoli aveva già provveduto prenotando sei sale della Mostra d'Oltremare e tre in altri luoghi ampi garantendo gli otto metri quadrati per ogni singolo esaminando.
Coronavirus in Campania, avanti con gli orali a distanza per gli esami degli avvocati praticanti
LA DECISIONE
Ora è tutto saltato. Si faranno esclusivamente gli orali rafforzati, almeno questa è l'idea del Ministero della Giustizia i cui tecnici stanno studiando come sostanziare tale prova che verrà comunque verosimilmente svolta in modalità remota. Al Ministero è attivo un gruppo di studio proprio per valutare l'ipotesi di una prova orale, evitando così di far convergere migliaia di praticanti nello stesso posto per sostenere prove che in genere si svolgono nell'arco di una decina di ore.
LA SOLUZIONE
Vincenzo La Licata, vicepresidente Upa, sottolinea come l'eliminazione degli scritti fosse l'unica soluzione possibile: «Vediamo quale strumento normativo verrà scelto per derogare ad una legge nazionale, forse un decreto legge o un decreto ministeriale, e comunque si avrà un piccolo rinvio magari a fine maggio. Sin da subito avevamo individuato questa soluzione di un orale rafforzato in modalità remota, per avere così un esame in sicurezza come i maturandi o altre categorie. Rischio livellamento verso il basso? No, anzi, sarà molto più meritocratico», aggiunge. «L'ex ministro Bonafede non ha avuto il coraggio di trovare una soluzione: non ci voleva molto a confrontarsi con il Cts che è stato chiarissimo nell'evidenziare la possibilità di alto rischio per la salute dei commissari, dei candidati, delle forze dell'ordine e del personale che assiste alle prove», il commento di Cosimo Maria Ferri componente commissione Giustizia della Camera. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino