«Bacoli nella Terra del Mito», il docu-depliant sulle bellezze storico-paesaggistiche della terra ardente

Tempio di Venere
BACOLI. Quindici minuti di immagini mozzafiato che riprendono siti archeologici e naturalistici, suggestivi scorci e fotografie storiche, da sottofondo un avvincente ritmo:...

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BACOLI. Quindici minuti di immagini mozzafiato che riprendono siti archeologici e naturalistici, suggestivi scorci e fotografie storiche, da sottofondo un avvincente ritmo: è il docu-depliant dal titolo «Bacoli nella Terra del Mito», presentato ieri sera durante la rassegna Pro Loco Estate. Un susseguirsi di tesori monumentali che riconducono lo spettatore a ritroso nel tempo, rivivendo nell’arco di una giornata dall’alba al tramonto gli antichi fasti del territorio flegreo. Un tour tra la tomba di Agrippina - odeon di una villa marittima sul molo di Marina Grande - il porto imperiale, il promontorio di Torregaveta, il castello aragonese di Baia, la piscina mirabilis, il parco archeologico di Baia con i suoi complessi termali, il colombario imperiale, il sacello degli Augustali dell’antica Misenum, la casina vanvitelliana nel lago Fusaro. Sculture, dipinti, mura e colonne in marmo, capitelli che si stagliano tra il verde e l’azzurro del cielo: uno scrigno storico-culturale incommensurabile da troppo tempo sottovalutato. Da cornice la litoranea e il mare, le isole del golfo. In chiusura riprese al tramonto e notturne in un trionfo di luci e toni soffusi.




«È un suggestivo viaggio volto alla scoperta delle innumerevoli peculiarità di cui Bacoli è foriera – spiegano i coautori Ciro Amoroso e Nicola D’Orso - Dall’alba al tramonto inoltrato, Bacoli racconta le sue storie magiche, in un unicum di immagini poetiche. Il documentario mette in evidenza le bellezze, le voci, i colori e il fascino di una terra senza tempo ma che spesso patisce degrado, incuria, abbandono». 


Gli autori hanno ripreso sia suggestivi angoli paesaggistici che monumenti e siti storico-archeologici poco noti, come il «Bagno di Sole e Luna» raccontato nei codici miniati di Pietro da Eboli, il tratto di acquedotto (Aqua Augusta) sospeso su un ponte ad arcate in via Cerillo, i colombari romani del I - II sec. d.C. «Beni, spazi, luoghi, particolarmente fragili che hanno resistito al tempo – concludono Ciro Amoroso e Nicola D'Orso - oggi rischiano di essere perduti per sempre». Di La Mary Production e con la regia di Ciro Amoroso, il docu-depliant è stato realizzato con le immagini di Nicola D’Orso, la musica di Placido Frisone, la voce di Raffaella Costagliola e il montaggio di Giovanni Frisone. 

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Il Mattino