Bacoli, il mare a ostacoli tra divieti, costi e traffico

Bacoli, il mare a ostacoli tra divieti, costi e traffico
Dalla battigia di Miliscola, a Bacoli, con questo vento dispettoso che spezza i raggi del sole, Procida sembra di poterla toccare allungando una mano. Si vede nitido il suo dolce...

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Dalla battigia di Miliscola, a Bacoli, con questo vento dispettoso che spezza i raggi del sole, Procida sembra di poterla toccare allungando una mano. Si vede nitido il suo dolce fianco. Lasciandosi alle spalle i lettoni bianchi di uno dei lidi più amati dai giovani, che qui sorseggiano drink fin dal mattino, distesi placidi come antichi romani, e tuffandosi in queste acque spesso schiumose di barche, pare di poter raggiungere l’isola di fronte con poche bracciate. Ma è un’illusione. 

Quel canale è insidioso: le onde tagliano trasversali, confondono, spezzano il ritmo, le correnti tirano. Le distanze, quindi, ingannano. Un po’ come le polemiche estive, che sulla carta sembrano agitare chissà quale tensione, mentre coi piedi nella sabbia trovi più pace che guerra. «A me questa storia denunciata dal sindaco delle perquisizioni all’ingresso dei lidi per non farti portare l’acqua da casa – dice un anziano già nero di sole, seduto sul bagnasciuga davanti al Lido turistico – sembra una esagerazione. Vengo qui da decenni, mai visto niente del genere». La stessa incredulità si legge sui volti di alcuni operatori balneari. «Una esagerazione», dice la cassiera del bar di un lido, che non vuole però rivelare il suo nome. 

Pochi metri più avanti, c’è il Lido Enea, che perfino sul suo sito web dice chiaro e tondo: «Non è consentito l’ingresso con borse frigo». Evidentemente è uno dei due stabilimenti nell’occhio del ciclone. Non a caso la pagina Facebook del lido è presa d’assalto da cittadini che, il giorno dopo la denuncia pubblica del primo cittadino, Josi Della Ragione, hanno subissato i post di attacchi e minacce di denuncia. Gestori e lavoratori del lido hanno le bocche cucite. Sono infastiditi e vogliono chiudere la questione. Nessuno vuole dire nulla. Proprio il sindaco, invece, intervistato di primo mattino da Radio Crc, rincara la dose: «La spiaggia non è la terrazza privata di un bar – insiste Della Ragione - ma un bene di tutti. Purtroppo il concessionario si sente padrone del bene. Non è così. Non si può impedire a una persona di venire in spiaggia e portarsi cibo e bevande. Dopo la mia diffida, ho avuto altre segnalazioni. Gente che ha dovuto lasciare gli omogeneizzati dei bambini all’ingresso. Celiaci che non hanno potuto portare i loro alimenti. A Bacoli abbiamo numerosi lidi militari e nessuno di loro, sebbene siano pubblici ufficiali, si è mai permesso di aprire una borsa a un bagnante. Non possiamo consentire che lo facciano i lidi privati». 

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«Non ci sto a far passare il concetto che il concessionario demaniale sia un usurpatore di spazi pubblici, mi sento di contestare anche la stessa interpretazione normativa del sindaco», replica Salvatore Trinchillo, vicepresidente nazionale del Sindacato Balneari Italiani, e storico operatore della costa domiziana. «Nelle mie strutture è concesso l’uso di cibo e bevande portate da casa ma vigiliamo, ovviamente, sul decoro. Il punto è questo: l’operatore decide le regole con le quali la sua struttura si organizza e le espone al pubblico. Chi non è d’accordo può andare altrove. Del resto, spesso sono i nostri stessi clienti a chiederci di vigilare sui comportamenti di altri clienti. Le regole poi configurano l’identità della struttura, ne danno un profilo, uno stile e possono far sì che la clientela scelga o non scelga quel luogo proprio in base alle norme che si è dato. Altra cosa, ovviamente, è perquisire. Questa pratica è illegale, incivile e fuori luogo. È contraria anche al nostro codice etico di categoria».

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Sullo sfondo di una vicenda tutto sommato marginale – il dito che indica la luna - c’è la questione vera – la luna – e cioè il dramma di un territorio troppo bello e troppo piccolo, che non riesce a trovare un assetto di navigazione, e che già nella prima domenica di giugno esplode più di rabbia che di gioia. Preludio all’ennesima estate di stress e polemiche. Spazi stretti, strade congestionate, pochi parcheggi, costi alti. I temi sono sempre gli stessi. Sono quasi 30mila i bagnanti che mediamente, ogni giorno, in estate, affollano le spiagge di Bacoli, una cittadina di poco più di 20mila abitanti. Sono solo tredici i vigili urbani in servizio: tra ferie, malattie, riposi e mansioni d’ufficio, nei turni previsti, la presenza della Polizia municipale per governare i 10mila veicoli che nei giorni d’estate arrivano a Bacoli è insufficiente. Le aree di sosta privata a ridosso del mare costano almeno dieci euro al giorno. I lidi hanno tariffe che vanno da 30 ai 50 euro per un ombrellone e due lettini. 

Non va meglio nelle serate, quando i lidi – soprattutto sull’altro versante di Bacoli, quello del Fusaro – si trasformano in ristoranti e discoteche, con tutto il corredo di schiamazzi e proteste dei residenti. Per non dire, poi, delle spiagge libere: restituite – come quella di Case vecchie, dietro il Lago di Miseno, o quella Romana, a Torregaveta – all’uso dei bagnanti, vengono ogni sera lasciate in condizioni pietose. Il Comune pulisce, la gente continua a sporcare. E allora forse si capisce come una piccola polemica di principio, un po’ ideologica, sui massimi sistemi, possa essere utile a mettere da parte le grandi questioni del quotidiano, che giacciono irrisolte da decenni, e sono sempre uguali a loro stesse. Proprio come Procida vista dalla battigia di Miliscola: sembra che la tocchi ma non ci arrivi mai.

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Il Mattino