Sala stracolma al Circolo Artistico Politecnico di piazza Trieste e Trento per Matteo Renzi. Folla delle grandi occasioni per la presentazione del suo libro Un'altra strada....
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«Sono felice di questa straordinaria risposta. Per la prima volta non vengo a Napoli a chiedere il voto - ha detto per rompere il ghiaccio - Ora ci sono le primarie e dico: vinca il migliore, l'importante è che il giorno dopo non ci sia lo stesso trattamento che si è riservato a me. Il confronto in tv? Non l'ho visto». Il discorso si è concentrato sulle politiche del Governo e sull'ideologia che lo pervaderebbe. «Emma Marrone ha detto aprite i porti ed è stata insultata con i Bot ingegnerizzati, Ravasi ha citato il Vangelo ed è stato attaccato dalle falangi leghiste: ormai l'odio è la caratteristica italiana mentre noi siamo il Paese della bellezza e della cultura». Nel mirino poi «incompetenza e fake news» che secondo Renzi uniscono Cinquestelle e Lega («su questo sono la stessa cosa»). A Napoli non poteva mancare un passaggio su Salvini contro gli immigrati: «Al museo di Ellis Island ci sono migliaia di italiani, anche 247 Salvini ma purtroppo il 248esimo Salvini immigrato è rimasto qui - ha detto scherzando - I cartelli Non si affitta ai terroni che scrivevano tanti anni fa contro i meridionali non li dimentichiamo: dimostrano che la questione dell'emigrazione e dell'immigrazione non nasce certo oggi. Salvini cantava senti che puzza scappano anche i cani stanno arrivando i napoletani e poi gli fanno il baciamano ad Afragola». Che cosa serve allora al rilancio del Mezzogiorno? «L'ingegneria dei Borbone era superiore a quella dei Savoia, però non basta la storia, qui si deve costruire il futuro. Bagnoli si è fermata di nuovo dopo 22 anni, dobbiamo completare la Napoli-Bari, invece per i Cinquestelle il futuro appartiene a chi non vuole sudare e viene deresponsabilizzato col reddito di cittadinanza». Nota dolente la scuola: «In Campania ho perso una grande battaglia - ha ammesso - a Firenze incontro molte insegnanti campane che mi dicono che sono dovute emigrare. Eppure ho messo 3 miliardi di euro nella scuola e ho avuto uno sciopero del 97 per cento a cui non hanno partecipato solo mia moglie e altre cinque docenti», ha ammesso facendo parziale autocritica.
Nel giorno in cui la madre è stata rinviata a giudizio per una vicenda giudiziaria a Cuneo, l'ex premier ha ribadito la sua posizione: «Sui miei genitori spero si facciano presto i processi, continuerò a non parlare male dei magistrati (su questo ha salutato Graziano, prosciolto in una indagine che gli costò le invettive dei grillini, ndr). Dobbiamo essere sempre dalla parte della giustizia e contro il giustizialismo». Ha voluto dire la sua anche Maria Elena Boschi, giunta a Napoli a sorpresa: «Occorre aspettare che i magistrati facciano il proprio lavoro, aspettare i processi. È quello che ho chiesto anche io quando è toccato a mio padre. Il tempo ha dimostrato la verità perché il caso è stato archiviato». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino