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I Campi Flegrei come importante crocevia culturale. È quanto sta emergendo grazie agli studi condotti su preziosi graffiti e disegni, realizzati sull’intonaco di un’antica masseria all’interno del Parco Archeologico di Baia.
Appena percettibili, le preziose testimonianze del passato, non sono sfuggite all’occhio attento di Biagio Sol, studioso e divulgatore dei Campi Flegrei nonché Presidente dell'Associazione Culturale ULIXES.it.
Nel 2022 Biagio ha svelato alcuni graffiti ed iscrizioni realizzati in diversi ambienti della cisterna superiore delle Terme romane di Baia: dei bellissimi ritratti e iscrizioni databili tra il 1500 e il 1600. Tra le scritte rinvenute una iscrizione datata 1524 e realizzata da un frate Johannes Articulus de Rotenburgensis che recita: «Ego sum via et veritas et vita. Nemo venit ad Patrem nisi per me», tradotta «Io sono la via, la verità e la vita nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» e poi rappresentazioni di soldati dal cappello piumato e armati di spada, navi, galeoni e anche un grosso cavallo bardato.
La nuova scoperta, poco distante, in un’antica masseria in abbandono all’interno del parco archeologico: «Molti dei graffiti rinvenuti appaiono per la prima volta nel panorama della simbologia medievale e cavalleresca» spiega Biagio. «Sono la testimonianza della venuta nei Campi Flegrei del più grande e importante Ordine Cavalleresco religioso della storia: i Cavalieri Ospitalieri di S. Giovanni Gerosolimitano, per 213 anni Cavalieri di Rodi e infine Cavalieri di Malta. Arrivarono a Baia il 7 luglio di 500 anni fa in fuga da Rodi, scacciati dal turco Solimano il Magnifico.
Stremati nel fisico e nell’animo, decimati dal lungo assedio della loro isola e poi dalla peste, si rifugiarono nel nostro territorio per guarire dalla terribile epidemia grazie alla salutevole e purificata aria che nel golfo di Baia suole spirare per le vicine solfatare di Pozzuoli. Rimasero 25 giorni e poi ripartirono per raggiungere Papa Adriano VI che li aveva richiamati a Roma.
Tra i graffiti rinvenuti, spiccano: un bellissimo veliero con vessillo crociato in testa d’albero ed una cappella con relativo crocifisso sul cassero di poppa; uno stupendo graffito, molto elaborato, che raffigura un paesaggio di un luogo che finora non è stato possibile identificare ma qualcosa di simile appare in un affresco all’interno della Cappella di Cressac in Francia, una commenda templare passata agli Ospitalieri dopo lo scioglimento dell’Ordine; il simbolo della formula alchemica dell’aqua solvens (distillato di aceto) da somministrare ai malati di peste che indica le dosi della soluzione: una parte di aceto diluita in tre parti di acqua.
Il resoconto completo dello studio dei graffiti presenti in tutto il parco archeologico di Baia è disponibile a tutti su https://ulixesnews.it/ oppure su https://www.sol.na.it
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