Alcune decine di attivisti, esponenti di associazioni civiche e semplici cittadini si sono riuniti stamattina a via Toledo, all'esterno della sede centrale del Banco di...
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«Siamo scesi in piazza per dire no all'ennesimo furto ai danni della nostra storia - tuona Ciro Borrelli del comitato “Salviamo il Banco di Napoli” - in altre parti d'Italia fanno i salti mortali per salvare banche con crediti inesigibili, qui invece i salti mortali li fanno per cancellare banche in salute che rappresentano la ricchezza del territorio. Con questa mossa - prosegue l'attivista - si sancisce il definitivo asservimento del Mezzogiorno agli interessi economici del nord. Un nord che deve fare da locomotiva e un sud che deve rincorrere, come avviene ormai da oltre 150 anni. Siamo preoccupati anche per il futuro del tesoro di San Gennaro - continua ancora - dal momento che pochi sanno che nei caveau di via Toledo è custodita la gran parte dei preziosi di proprietà del Santo. Vogliamo sapere che fine faranno questi gioielli e non vogliamo in alcun modo veder svilita la nostra dignità di popolo napoletano».
Una parte dei manifestanti ha puntato il dito anche contro il sindaco de Magistris e contro il presidente della Regione Vincenzo De Luca rei, a loro avviso, di non aver battagliato in difesa del Banco di Napoli. La battaglia scatenata dal comitato “Salviamo il Banco di Napoli” è una guerriglia trasversale che ha visto la partecipazione dei più disparati gruppi politici e associazionistici. In piazza anche Fratelli d'Italia che ha contribuito alla distribuzione di volantini informativi. «Denunciamo l'ennesimo furto ai danni della nostra città - ha dichiarato il consigliere comunale di Fdi Andrea Santoro - ormai si è compiuta una operazione già iniziata decenni fa e avallata dalla politica locale. Dal 26 novembre prossimo il Banco di Napoli non esisterà più, la società verrà inglobata definitivamente in Intesa San Paolo e le ricchezze dei napoletani finiranno nuovamente a Torino».
In piazza anche Gaetano Bonelli, curatore dell'ominimo museo dedicato alla memoria della città di Napoli: «Assistiamo oramai impotenti a questo triste epilogo, che registra l'ennesimo atto che porterà alla definitiva scomparsa dello storico e glorioso marchio della banca più antica del mondo - ha spiegato - i napoletani e la classe dirigente, in molti casi complice, dovrebbero recitare il mea culpa per quanto si è verificato. A Siena la città insorse per scongiurare l'annessione del Monte dei Paschi, da noi, il tutto si è reso possibile con inquietante disinvoltura. Adesso, non ci resta altro che tutelarne la memoria, facendo in modo che anche la stessa, non venga depauperata e svilita». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino