Bassolino e il futuro di Napoli: «Bisogna unire e stare dentro la città»

Bassolino e il futuro di Napoli: «Bisogna unire e stare dentro la città»
Presidente Antonio Bassolino, in questa epoca contrassegnata dal Covid e dalla crisi economica Napoli sembra un malato grave e i napoletani ne pagano le conseguenze. Nella...

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Presidente Antonio Bassolino, in questa epoca contrassegnata dal Covid e dalla crisi economica Napoli sembra un malato grave e i napoletani ne pagano le conseguenze. Nella sostanza latita la politica e non ci sono punti di riferimento.

«Siamo in una situazione senza precedenti nel Paese e a Napoli e la principale cosa da fare, la scelta più importante è partire dalla realtà, dalla vita delle persone, dalla vita di ogni giorno, dai bisogni, dalle necessità, dalle sofferenze. Altrimenti il rischio dell'astrattezza politica è enorme».

Insomma, meno chiacchiere e più fatti?
«Aggiungo che non si tratta solo di ripartire dalla realtà, ma di sapere che in questa ripartenza c'è anche una lotta contro il tempo. Perché i tempi sono spesso decisivi in politica, in economia, nelle vicende sociali, nella vita delle persone. Quindi si tratta di intervenire prima che sia troppo tardi, prima che il corpo della società diventi così debilitato e stremato che poi è difficile risollevarlo».

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La sinistra - o il centrosinistra - governa Napoli da 50 anni e ambisce a tornare al governo della città dopo de Magistris. Il Pd e la sinistra hanno le carte in regola? Sono davvero in connessione con i napoletani per comprenderne come dice lei le sofferenze e i bisogni?
«È importante in questa lotta contro il tempo intervenire subito sulle situazioni più gravi, sulle vicende sociali più urgenti, quelli più grandi e contemporaneamente costruire fin da ora una ripresa economica e sociale e per far questo bisogna stare dentro la città e la realtà con il corpo e con la mente, con la testa e con il cuore».

Sia più esplicito: la sinistra non ha contezza della situazione?
«Significa fare i conti con nuove e vecchie povertà e famiglie intere precipitate all'improvviso sotto la soglia di povertà, e che si vanno ad aggiungere alle classiche povertà napoletane e meridionali che ben conosciamo. Basti andare una qualunque mattina fuori alle mense dei poveri per vedere tutto un mondo classico e nuovo, così come al monte dei pegni comprendi dall'abbigliamento e dal modo di vestirsi di tante persone che sono le nuove povertà che vanno a impegnare oggetti per fare i conti con quello che è successo».

Quali sono le nuove povertà?
«Sono quelle persone che cercano quasi di nascondersi, di non farsi riconoscere. Sono persone insospettabili che tendono ad abbassare gli occhi a terra. Dobbiamo sapere per la prima volta che alle difficoltà sociali che ben conosciamo si aggiungono aree di vera e propria disperazione sociale».

Anche lei teme l'autunno caldo da Covid?
«Dobbiamo avere l'intelligenza di evitare due possibili sbocchi che sarebbero tutti e due sbagliati: quello della rivolta improduttiva, ma anche lo sbocco opposto, quello della rassegnazione, del chiudersi in se stessi e magari si può diventare ostaggio della camorra e preda dei clan».

Torniamo al tema di prima: la sinistra non è in connessione con la realtà?
«Alla consapevolezza che dobbiamo avere della serietà della situazione deve accompagnarsi quella positiva delle risorse civili che abbiamo a Napoli: bisogna dare fiducia alle forze migliori».

Chi sono e dove si trovano?
«Qualche giorno fa ho fatto un giro serale e notturno nei vicoli dei Quartieri spagnoli. Mi ha colpito come le fasce più deboli della città abbiano fatto uno sforzo di responsabilità straordinario di rispetto delle norme. È proprio quando si passa in quei vicoli che si capisce che se tante persone non avessero fatto quella scelta, neppure i carri armati o la Nato li facevano stare nelle loro case».

Sta dicendo che brandire il lanciafamme è una fesseria?
«Sto dicendo che per conoscere i problemi di questa meravigliosa città bisogna stare dentro la realtà. Solo così ci si rende conto che i problemi della vita quotidiana sono grandi problemi: il bus, i tempi della metro ci dicono che il trasporto pubblico deve diventare sempre di più un moderno diritto di cittadinanza. È girando che capisci che tante strade sembrano bombardate e le tante piccole cose della vita quotidiana sono la grande questione napoletana».

Il suo partito, il Pd, è in grado di farsi carico di questa questione?
«Serve concretezza e visione per costruire una città che sappia collaborare con tutte le altre Istituzioni, una città aperta al Mediterraneo e al mondo: questo è lo sforzo da fare. Sapendo che da tempo la città e il Comune sono senza una reale maggioranza e senza una vera opposizione. In questo quadro la conferenza programmatica del Pd è stato un primo contributo, ma il cammino da fare è ancora lungo e molto impegnativo. Mancano dieci mesi per l'appuntamento elettorale per il Comune: sembrerebbe poco, ma in questa situazione di crisi è un periodo enorme. Ed è importante evitare che questo periodo diventi un lungo, trascinarsi, come una agonia della città: bisogna unire Napoli».

E come si fa? Lei - per esempio - sarebbe pronto a ritornare in campo?
«Ora la priorità è la questione sociale è saper stare dentro la città. È il tempo dei legami umani, per questo dobbiamo controllare la distanza fisica, ma fortemente ridurre la distanza sociale. Nei prossimi mesi ci sarà un forte bisogno di idee e di progetti per la città facendo leva sulle forze migliori: quelle che stanno nel popolo, nel mondo della cultura e delle professioni, nella cittadinanza attiva. Non è vero che non si può fare, ci si può mobilitare. Prima i fatti poi verranno i nomi».

Quindi la politica e i partiti che ruolo devono avere?

«Si tratterà soprattutto di unire Napoli: troppe divisioni in questi anni e la città ha bisogno invece di essere più unita. È dunque importante il ruolo di forze politiche che devono sempre più fortemente rinnovarsi, ben sapendo che bisogna andare oltre e saper spostare interi pezzi di società dalla enorme area dell'astensionismo. Alle ultime comunali ha votato il 36,9% dei cittadini e alle ultime europee in Italia 21,5 milioni di astenuti. È fondamentale per me la partecipazione dei cittadini alla vita democratica della città e quindi far crescere un grande spirito civico all'altezza dei problemi: perché Napoli è Napoli». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino