Bcc, svolta dei mutui: «Sostenere chi lavora»

La mission di Manzo: tutelare le persone e le loro esperienze

Bcc, svolta dei mutui: «Sostenere chi lavora»
«Gli algoritmi sono importanti per gestire una banca ma i rapporti umani lo sono di più»: è questo il messaggio che il presidente della Federazione...

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«Gli algoritmi sono importanti per gestire una banca ma i rapporti umani lo sono di più»: è questo il messaggio che il presidente della Federazione Banche di Comunità Credito Cooperativo Campania e Calabria, Amedeo Manzo, lancia nel corso del convegno Il Credito Cooperativo della Campania e della Calabria: analisi del posizionamento competitivo della marca e definizione delle azioni evolutive che si è tenuto ieri nell'Aula Magna della Federico II di Monte Sant'Angelo. «La digitalizzazione, l'innovazione sono elementi fondamentali per restare al passo con i tempi ma quello che non deve mai cambiare è la capacità delle banche di credito cooperativo di essere vicine alle persone» spiega.



E, proprio in quest'ottica, Manzo ribadisce l'impegno a sostenere le piccole e medie imprese e i professionisti «che sono i nostri principali interlocutori sul territorio, insieme alle famiglie», alle prese con i tassi di interesse in crescita: «Proponiamo, ad esempio, un mutuo per l'acquisto della casa con un cap, un limite massimo oltre il quale la rata non può salire. E lo facciamo non solo per i nuovi clienti ma anche per quelli che avevano già sottoscritto un mutuo a tasso variabile prima dei rialzi della Bce» sottolinea.

Unire finanza ed etica è l'ambizione delle Bcc, un mondo che, secondo il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, «in un territorio come il nostro è decisivo anche per la legalità perché, dove non arrivano le banche, arriva l'usura. E il credito cooperativo rappresenta una luce perché sostiene anche imprese marginali che, pur non avendo numeri perfetti per accedere al credito, hanno intrapreso una strada virtuosa». Un mondo che è, però, gravato da troppa burocrazia. «Speriamo di far approvare nella prossima seduta del Consiglio regionale una mozione che spinga il governo italiano e l'Ue ad applicare criteri di proporzionalità nell'attività di controllo degli istituti di credito» annuncia il vice presidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola. L'obiettivo è l'introduzione di norme «più ragionevoli», sulla scia di quanto auspicato dalla stessa Banca d'Italia che ritiene eccessivi gli adempimenti e i costi ai quali la Bce sottopone il credito cooperativo, che ha caratteristiche differenti da quello ordinario.

E il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, Giuseppina Castiello, promette il suo impegno per sostenere la Federazione delle Bcc che, sottolinea, «rappresenta la rete bancaria più vicina alle piccole e medie imprese, vera spina dorsale del nostro tessuto produttivo». Un sistema che, tra Campania e Calabria, conta 16 banche, 236 sportelli, 1.578 dipendenti, 63.241soci, 470.912 clienti, 8.775 milioni di euro di raccolta e 4.841 di impieghi. Nel fare gli onori di casa, in un'aula piena di studenti, il rettore della Federico II, Matteo Lorito, definisce «proficua» la collaborazione del sistema delle Bcc con l'Università, che vede la facoltà di Economia «anche quest'anno crescere per numero di iscritti». Ragazzi che, secondo la direttrice del Dipartimento di Economia, Management e Istituzioni, Adele Caldarelli, «ci pongono davanti alla sfida di farli restare al Sud perché sottolinea - il futuro è nella loro favolosa genialità».


Il dibattito (al quale hanno preso parte anche Mauro Pastore, dg del gruppo Iccrea, Giorgio Fracalossi, presidente di Cassa centrale, e Augusto Dell'Erba, presidente della Federazione italiana delle Bcc) si è poi incentrato su una ricerca sul posizionamento dei marchi della rete Bcc Campania e Calabria e sul come questi istituti vengono percepiti da chi ci lavora e dai clienti. Dallo studio, coordinato da Luigi Cantone (docente di Marketing e strategia d'impresa), emerge un'anarchia per quanto riguarda i marchi, nei quali prevale la caratterizzazione territoriale, mentre sarebbe preferibile rendere più riconoscibile il marchio comune di tutte le banche aderenti alla Federazione. L'immagine che prevale, però, è quella di banche affidabili, vicine alle persone ma che hanno una clientela tendenzialmente anziana. Secondo Cantone, bisogna «adottare un nuovo linguaggio per attrarre clienti giovani, che rappresentano il futuro». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino