L'«angelo» dei bengalesi nel mirino della Finanza

L'«angelo» dei bengalesi nel mirino della Finanza
Registri di protocolli, centinaia di pratiche e finanche 9mila euro in contanti, custoditi in una cassaforte. La Guardia di Finanza ha fatto visita al «Sai», acronimo...

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Registri di protocolli, centinaia di pratiche e finanche 9mila euro in contanti, custoditi in una cassaforte. La Guardia di Finanza ha fatto visita al «Sai», acronimo che sta per «Sindacato autonomo immigrati». Dietro la sigla, c'è l'organizzazione sindacale che a Palma Campania da decenni è il punto di riferimento degli stranieri provenienti dal Bangladesh, una comunità folta, la cui integrazione è tuttora lenta e difficile ed ha spesso generato polemiche. Più che un sindacato, il «Sai» è il luogo dove i bengalesi corrono a chiedere aiuto fin da quando mettono piede a Palma Campania. Una tappa fissa per chi vuole stare in Italia provando a rispettare le regole o quanto meno a ottenere residenza e domicilio: ed è qui che i finanzieri hanno requisito atti e denaro, con una verifica «per controllare il regolare assolvimento della normativa vigente in materia di Iva e di imposte sui redditi», così si legge nella richiesta di autorizzazione all'accesso. Insomma, un controllo fiscale, che il titolare del sindacato, Giovanni De Pietro, non esita a definire illegittimo: «È il primo caso in Italia di attività antisindacale fatto da una forza pubblica». Per adesso, comunque, De Pietro non è indagato e ha già chiesto, tramite il suo legale, la restituzione degli atti requisiti. Resta il controllo, effettuato dai militari della compagnia di Nola della Guardia di Finanza, che hanno fatto verifiche non solo nella sede del sindacato di Vico Parrocchia (peraltro definito nel verbale «Agenzia di Servizi per Stranieri») ma anche nell'abitazione di De Pietro, attigua agli uffici. È qui, precisamente in camera da letto, che i finanzieri si sono fatti aprire una cassaforte trovandovi 9mila euro, che hanno portato via insieme a un'agenda, 11 cartelline contenenti documenti sull'attività del sindacato, registri di protocollo e centinaia di pratiche riguardanti i migranti.


LE POLEMICHE

Giovanni De Pietro ha sottolineato che il denaro non era suo ma della moglie ed era frutto di recenti regali ai figli e della pensione dei genitori di lei. Va detto che da tempo il «Sai» è al centro delle polemiche riguardanti il flusso di migranti e la massiccia presenza di cittadini del Bangladesh a Palma Campania. In passato ci sono state anche accuse a De Pietro, che si è sempre difeso: «Noi chiediamo solo la somma per l'iscrizione, che può essere trimestrale, semestrale o annuale. Il nostro sindacato è in regola». Lo stesso Giovanni De Pietro, del resto, è considerato uno dei massimi esperti del fenomeno migratorio che ha riguardato i bengalesi a Palma Campania negli ultimi anni. Dopo il controllo della guardia di finanza, ci va giù duro: «Il comportamento è stato intimidatorio, viola lo statuto dei lavoratori ed è palesemente attività persecutoria antisindacale. I sindacati possono anche non avere sede e gli uffici non possono essere visitati da finanzieri ai fini fiscali. È stato violato lo statuto dei lavoratori». Il sindacalista, poi, sottolinea la sua attività a favore degli stranieri: «Si cerca di intimidire sindacati che svolgono attività di tutela dei diritti degli extracomunitari, in prima linea da anni contro gli abusi». L'impressione, comunque, è che l'indagine sia appena agli inizi: i quattro finanzieri che hanno acquisito gli atti e messo sotto sequestro la somma di denaro potrebbero aver agito per consentire alla procura di fare approfondimenti molto più complessi sull'attività del sindacato di Palma Campania. Allo stato attuale, comunque, né De Pietro né gli altri familiari hanno ricevuto avvisi di garanzia o altre comunicazioni da parte dei magistrati.
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Il Mattino