«Biogas, l'impianto di Acerra è pulito, mai più ostaggi della paura»

«Biogas, l'impianto di Acerra è pulito, mai più ostaggi della paura»
«Non siamo mostri. I nostri impianti sono praticamente a emissione zero, ma siamo disponibili al dialogo con la città per spiegare il nostro progetto». Ad...

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«Non siamo mostri. I nostri impianti sono praticamente a emissione zero, ma siamo disponibili al dialogo con la città per spiegare il nostro progetto». Ad assicurarlo è Mario Palma, 42 anni, amministratore unico della New Green Fuel, la società che intende realizzare ad Acerra una fabbrica per la produzione di biogas. L'impianto è stato autorizzato dalla Regione, ma è fortemente avversato dal vescovo Antonio Di Donna, dal Movimento 5 Stelle regionale, dal Pd locale e in pratica dall'intera città. La preoccupazione è che l'ulteriore localizzazione di un'azienda di stoccaggio e trattamento dei rifiuti possa peggiorare il quadro ambientale in un'area in cui gravitano già troppi impianti, inceneritore compreso, e siti inquinati mai bonificati.


Acerra non vuole un altro impianto di trattamento rifiuti. Lei cosa risponde?
«Noi non realizzeremo né una discarica, né un inceneritore. Il nostro impianto non produce emissioni nell'atmosfera e per realizzarlo utilizzeremo la migliore tecnologia possibile. Il nostro è un progetto di Green economy».


Ma lavorerete 80mila tonnellate di rifiuti annui. Non è poco.
«Le nostre materie prime non sono rifiuti pericolosi, ma frazione organica e residui di potature di piante, foglie, insomma rifiuti verdi che verranno immessi in due digestori dove in assenza di aria si produrrà biogas e compost. Vorremmo che questo fosse chiaro, forse non lo si è sottolineato abbastanza».


Rifiuti organici, quindi: non produrranno odori molesti?
«Assolutamente no. L'intero procedimento avverrà nel chiuso di un capannone pressurizzato dove la frazione organica e gli odori interni all'impianto saranno purificati prima di essere immessi nell'atmosfera».


Una cosa diversa dunque dagli impianti di compostaggio?
«L'unico odore che si avvertirà all'esterno è simile a quello del legno bagnato».


Acerra continua a essere scettica sul termovalorizzatore nonostante rassicurazioni ormai decennali, come si aspetta che con il suo impianto vada diversamente?
«Il nostro impianto è veramente green: non c'è combustione e quindi non c'è emissione di gas nell'aria circostante. Le 60mila tonnellate annue di frazione umida vengono lavorate in due digestori a 55 gradi di temperatura. Il processo di digestione anaerobica consente da un lato la produzione di biometano, che verrà direttamente immesso nella rete Snam poco lontana dallo stabilimento. E, dall'altro, con l'aggiunta di 20mila tonnellate di rifiuto verde verrà prodotto compost di qualità».


Ma perché avete scelto proprio Acerra?
«Abbiamo scelto l'area industriale ex Montefibre perché lì c'è una rete Snam in cui convogliare il nostro gas: vi si possono alimentare ben 700 auto al giorno».


Ma l'area è inserita tra quelle regionali da bonificare perché inquinata da arsenico e altri metalli pesanti.
«Abbiamo scelto di riqualificare un'area industriale. Abbiamo caratterizzato anche il sito, senta trovare inquinanti».


Quando inizierete i lavori?
«In estate o al più tardi in autunno. Abbiamo già stipulato un preliminare di acquisto dei terreni dall'Asi».


Quanti dipendenti occuperete?
«Una ventina di persone altamente qualificate, più l'indotto».


È il vostro primo impianto di produzione del biogas?
«Sì. Ma siamo un gruppo imprenditoriale giovane che da anni lavora nell'energia rinnovabile con la realizzazione di parchi eolici».


Cosa direbbe ai suoi oppositori?
«Non bisogna essere vittime della paura. In Trentino un impianto simile sorge vicino ai vigneti, e gli agricoltori sono entusiasti dopo una prima fase di diffidenza. Il nostro è un progetto di economia circolare che recupera e riutilizza quella frazione umida del rifiuto di cui la Campania è uno dei principali esportatori verso gli impianti del Nord e verso la Tunisia, con costi da 180 euro a tonnellata».


Ma il vescovo Di Donna, e i 5 Stelle, vorrebbero una moratoria per l'effetto cumulo di troppi impianti che insistono sulla stessa area. Lei che ne pensa?


«L'impatto cumulo è stato approfondito nel nostro progetto. Ma noi non aggiungiamo nulla, perché l'impianto è a emissioni praticamente zero». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino