Dubai, nuove accuse per il boss Raffaele Imperiale: contatti con la “Mocro War”

Una rete internazionale, che ha unito i vertici delle mafie di mezzo mondo. Napoli, Dubai, ma anche Paesi Bassi, cetro e sud America. Un network che avrebbe visto uniti, negli...

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Una rete internazionale, che ha unito i vertici delle mafie di mezzo mondo. Napoli, Dubai, ma anche Paesi Bassi, cetro e sud America. Un network che avrebbe visto uniti, negli stessi anni, soggetti del calibro di Raffaele Imperiale, broker della droga di origini vesuviane attualmente in cella a Dubai, ma anche i vertici della cosiddetta Mocro War, il cartello della droga che da anni imperversa in Belgio e Olanda. È questo il quadro tracciato dalla Dda di Napoli, nell’ambito dell’ultima ordinanza di custodia cautelare a carico di Imperiale, al termine della quale vengono contestate accuse di associazione camorristica all’ormai ex wanted numero uno. Droga e camorra, dunque, a leggere la misura cautelare firmata in questi giorni dal giudice Linda D’Ancona, a carico di Imperiale e del suo socio in affari Mario Cerrone, in uno scenario investigativo che si fa decisamente più ampio rispetto al contresto metropolitano napoletano. Scrive il giudice nella misura cautelare: «Emergono dalle indagini i nominativi di alcuni soggetti ritenuti vicini ad Imperiale, tra cui Ridouan Taghi e Eduardo Richard Vega Riquelme, soggetti ritenuti capi del cartello della droga coinvolto nella cosiddetta Mocro War in Olanda e Belgio, che ha scatenato una faida con più di quaranta vittime per il controllo del traffico di sostanze stupefacenti». Parole che ora attendono le repliche difensive dei diretti interessati, a partire da Imperiale e Cerrone. 

Difeso dal penalista genovese Maurizio Frizzi, Imperiale è finito agli arresti ai primi dello scorso agosto ed è in attesa di una possibile estradizione in Italia. Deve scontare una condanna per associazione camorristica, in un processo nel quale ha presentato una memoria difensiva e ha consegnato i due quadri di Van Gogh che erano stati trafugati all’inizio di questo secolo dal Van Gogh Museum, che erano stati acquistati dallo stesso Imperiale, per essere custoditi in una dimora dell’area stabiese. Lo scorso giugno, il Tribunale del Riesame di Napoli aveva rigettato la richiesta di revoca della misura, facendo leva proprio sull’attualità delle accuse che vengono mosse dalla Dda di Napoli nei confronti del broker internazionale. Oggi, a leggere la misura firmata dal gip D’Ancona, si apprendono le conclusioni più recenti delle indagini condotte in questi anni dai pm Maurizio De Marco e Vincenza Marra. Contatti internazionali, legami con i cartelli della droga che - proprio negli ultimi mesi - hanno insanguinato i Paesi Bassi, con oltre quaranta delitti. Tra questi anche il delitto di un giornalista olandese, colpito a morte per le sue indagini sulla mafia e sul riciclaggio ad Amsterdam.

Ma sono diversi gli spunti che emergono dall’ultima misura cautelare a carico del broker conosciuto nell’area vesuviana come Lelluccio “ferrarelle”. Ci sono le accuse mosse da alcuni collaboratori di giustizia che, dal 2010 in poi, hanno raccontato le trame degli amici di Dubai. Tra questi anche Bruno Carbone, altro soggetto che in questi anni è finito al centro dell’attenzione investigativa internazionale. Ricordate il caso di due anni fa? Siamo ancora a Dubai, quando venne arrestato un uomo indicato come il braccio destro di Imperiale. Per gli inquirenti, secondo la primissima fase delle indagini, non c’erano dubbi: si trattava di Bruno Carbone, inseguito da un ordine di cattura internazionale, sempre per fatti di droga, anche se questa circostanza venne smentita alcuni giorni dopo. Dal blitz alle scuse, dal successo investigativo all’errore di persona. Inchieste incrociate, condotte su più livelli, mentre - a leggere la misura cautelare - emerge lo spessore dei cosiddetti “amici di Dubai”. 

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Il Mattino