C’è il figlio di un camorrista, un bambino con il papà detenuto per spaccio di droga, il fratello di un altro pusher implicato in una storia di violenza....
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Questa storia di violenze su una bambina da parte di altri bambini risale al periodo tra agosto e dicembre scorsi ed è venuta alla luce quasi per caso, grazie alla denuncia di una insegnante di una scuola media. È stata lei a raccogliere le confidenza di una bambina, compagna di banco della vittima, che aveva ascoltato quei racconti tanto spinti da non sembrare reali. La professoressa ha subito spinto la bambina e la mamma a rivolgersi al personale del commissariato di Castellammare di Stabia, che da un anno ospita la «stanza di Imma», un punto protetto dove le vittime di violenza di genere possono intraprendere un percorso di denuncia, accompagnate da professioniste.
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In pochi giorni la Procura per i minorenni di Napoli (sostituto procuratore Ugo Miraglia del Giudice) ha aperto un fascicolo d’inchiesta che ipotizza il reato di atti sessuali su minore, scoprendo subito che i presunti stupratori non sono neanche imputabili: hanno tutti tra gli 11 e i 13 anni, e avrebbero approfittato della solitudine di un sottoscala di uno dei palazzoni che compongono il rione di edilizia popolare di Boscoreale per abusare dell’amichetta di 10. Le indagini lampo, condotte dai poliziotti agli ordini del dirigente Vincenzo Gioia, hanno permesso di effettuare il sopralluogo nel sottoscala indicato dalla bambina e di recuperare alcuni cellulari degli altri bambini coinvolti nell’episodio, dove sono state trovate immagini eloquenti. Il racconto, dunque, è stato confermato da foto e video. Sono sei i bambini indicati dalla vittima, cinque dei quali con ruolo attivo. Il sesto è stato ascoltato per primo, durante un’audizione protetta sempre nella Stanza di Imma, alla presenza della mamma, di un assistente sociale, poliziotti, una psicologa e dell’avvocato Francesco De Gregorio. Una chiacchierata, molto simile a un interrogatorio, per chi comunque non potrebbe essere formalmente indagato perché appena 12enne.
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Il racconto di quella prima giornata di agosto è quello di un bambino come tanti altri. Le biciclette, quattro calci al pallone, i giochi. E poi la comparsa di quella bambina, con la quale il gruppetto si è ritrovato poco prima del tramonto nel sottoscala. «Lei era senza vestiti, ma io ho preso la bici e sono andato via» ha detto il bambino, che non compare né in foto né in video. Nè sa, poi, nulla di quello che è successo dopo e almeno in altre tre occasioni tra settembre e inizio dicembre. Le audizioni protette proseguiranno anche nei prossimi giorni, quando saranno ascoltati anche il figlio di un elemento di spicco del clan di camorra Aquino-Annunziata e il fratellino di uno spacciatore, arrestato (e condannato) anche per un episodio di violenza avvenuto nello stesso quartiere un anno fa. Appena 19enne, il giovane (con precedenti per droga anche da minorenne) era stato arrestato per aver violentato una 15enne in uno dei locali comuni del rione.
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Altri due casi di violenza sessuale su minore da parte di altri ragazzini si erano verificati a Pimonte e a Castellammare. A capo dei due branchi c’erano figli e nipoti di boss e camorristi legati ai clan Di Martino e D’Alessandro, in un perverso ricorso alla forza del gruppo per sopraffare ragazzine di 15 e 12 anni. Nel primo caso, la vittima è andata via da Pimonte. Nel secondo, il figlio del boss non ha superato la messa alla prova e sarà processato: rischia di finire in carcere, dopo aver trascorso diversi mesi in una comunità di recupero.
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Il Mattino