Camorra a Napoli, una donna dietro la strategia del terrore nella faida di Ponticelli

Camorra a Napoli, una donna dietro la strategia del terrore nella faida di Ponticelli
La strategia del terrore a furor di bombe, i botta e risposta culminati in agguati mortali e ferimenti. Una nuova «Lady Camorra» che tesserebbe il filo rosso sangue...

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La strategia del terrore a furor di bombe, i botta e risposta culminati in agguati mortali e ferimenti. Una nuova «Lady Camorra» che tesserebbe il filo rosso sangue della vendetta. E, sullo sfondo, la rabbia feroce di una «famiglia» emarginata, messa all'angolo dai suoi ex alleati. C'è questo e molto altro ancora nelle pagine scritte dai pubblici ministeri della Dda di Napoli, Antonella Fratello e Simona Rossi, nel decreto di fermo che ha portato in carcere i tre presunti autori dell'attentato dinamitardo che nella notte tra l'11 e il 12 maggio avrebbe potuto provocare una strage in via Esopo, a Ponticelli. 

Un raid organizzato in maniera maldestra, e (ripensando almeno a ciò che era la camorra nell'area orientale fino a una decina d'anni fa) persino ai limiti del ridicolo. Guai a maneggiare gli esplosivi, quando non se ne ha autentica dimestichezza. I tre fermati - Luigi Austero, Luca La Penna e Alfonso De Luca (tutti presunti affiliati al cartello De Luca Bossa-Minichini-Casella) compariranno nelle prossime ore davanti al giudice per le indagini preliminari chiamato a convalidare gli arresti. 

Ma è più complessivamente lo scenario che emerge dalle indagini dei carabinieri a dare il senso di ciò che sta succedendo nel quartiere della periferia orientale cittadina: dove è in corso una faida tra blocchi di famiglie criminali che, a loro volta, possono ricondursi al più generale conflitto in corso tra la cosca dei Mazzarella, da un lato e l'Alleanza di Secondigliano dall'altro (della quale fanno parte i clan Licciardi-Contini-Bosti-Mallardo). 

Dietro l'ultima faida di Ponticelli - questo spiegano le indagini - ci sarebbe in realtà anche una donna. Carmela Ricci, madre del boss Antonio De Martino, a capo dell'omonimo gruppo estromesso dal cartello De Luca Bossa-Minichini-Casella. Suo sarebbe stata la decisione - avvenuta alla fine dell'estate, subito dopo essere uscita dal carcere - di non tollerare più la posizione di emarginazione imposta dai vertici della cosca nella ripartizione dei profitti criminosi (droga e estorsioni) e delle mesate alle famiglie dei detenuti.

Dal settembre 2020 a Ponticelli si scatena l'inferno. Ben 11 agguati e raid insanguinano le vie del quartiere in un crescente botta e risposta che si fa sempre più cruento, fino a culminare nella «strategia della tensione» col terrore che viene diffuso addirittura a colpi di bombe.

Carmela Ricci è la moglie del capo indiscusso del gruppo, Francesco De Martino, nonché madre di Salvatore ed Antonio De Martino.

A tirarla in causa, inquadrandola in una serie di agguati, raid e vendette incrociate, è anche il collaboratore di giustizia Rosario Rolletta. Rolletta decide di costituirsi ai carabinieri dopo essere sopravvissuto ad un agguato a colpi di pistola, e si autoaccuserà anche di un tentato omicidio, quello di Luigi Aulisio, detto «Alì». 

«Friariello», questo il soprannome di Rolletta, era affiliato al clan De Micco «Bodo» e nel tempo si sarebbe legato alla famiglia De Martino. Ai pm del pool antimafia ha ricostruito tempi e ragioni della frattura che ha portato agli scontri dei giorni nostri; rivelando anche come venne tentata una estrema composizione delle frizioni: fu convocato un summit tra esponenti della criminalità locale di Ponticelli, con i De Luca Bossa e i Casella da un lato, e uomini dei De Martino dall'altro. Un incontro segreto che si tenne in un appartamento disabitato e in ristrutturazione di via Bartolo Longo. «L'incontro, però - ha rivelato Rolletta - non ebbe gli effetti sperati e ciò ha comportato la rottura dei rapporti tra la mia organizzazione e gli altri».

Ma torniamo alla bomba di via Esopo. Le indagini hanno confermato che l'ordigno era destinato alla famiglia De Martino. 

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Il Mattino