Camorra a Torre Annunziata, il pentito rivela: «Il boss del Quarto Sistema è Vincenzo Scarpa»

Camorra a Torre Annunziata, il pentito rivela: «Il boss del Quarto Sistema è Vincenzo Scarpa»
«Il boss del Quarto Sistema è Vincenzo Scarpa detto caramella, la sua scarcerazione potrà rafforzare ulteriormente il contrasto con il clan Gionta». Non...

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«Il boss del Quarto Sistema è Vincenzo Scarpa detto caramella, la sua scarcerazione potrà rafforzare ulteriormente il contrasto con il clan Gionta». Non usa mezzi termini Pietro Izzo, il 46enne di Torre Annunziata ex affiliato di spicco dei «valentini», da quattro mesi passato nella schiera dei collaboratori di giustizia. Nei primi verbali desecretati delle dichiarazioni rilasciate alle pm Valentina Sincero e Ivana Fulco, Izzo ha spiegato all'Antimafia com'è nato il nuovo clan che ha la sua roccaforte nel rione Penniniello, agglomerato di palazzine tra via Plinio e via Settetermini.

«Vincenzo caramella si era allontanato dai Gallo-Cavalieri perché avevano permesso l'omicidio del padre Natalino da parte dei Gionta e non lo avevano vendicato» è la spiegazione di Izzo. Un omicidio eccellente, quello di Natale Scarpa, che diede vita alla faida di camorra tra Gionta e Gallo tra il 2006 e il 2009, prima della tregua e poi della pace tra i due clan sancita nel 2014, nel periodo in cui era libero anche Aldo Gionta, il boss poeta figlio del capoclan Valentino, che oggi sconta l'ergastolo. Il gruppo della famiglia Scarpa si era allontanato dai Gallo-Cavalieri, poi con altri gruppi i Cherillo e i Balzano detti Sauriell si sono uniti per gestire lo spaccio di droga in autonomia con le forniture dei De Simone alias quaglia quaglia e poi si sono evoluti in vero e proprio clan. «Prima erano cani sciolti ha aggiunto Izzo ancora più pericolosi perché senza un capo di spessore. Quando ero già in carcere ho avuto la conferma che il gruppo era diventato un vero e proprio clan contrapposto ai Gionta e ai Gallo-Cavalieri. L'ultima conferma mi è arrivata da Giuseppe Carpentieri, vittima di un agguato dei fratelli Pasquale e Luca Cherillo». L'evoluzione da cani sciolti a gruppo fino a clan di camorra sarebbe avvenuta in più fasi, a partire dal 2014 fino al 2020, quando in piena pandemia è scoppiata la vera e propria faida con i rampolli del clan Gionta a suon di agguati. «È Vincenzo Scarpa il mandante di tutte le azioni di fuoco contro i Gionta e i Gallo» sostiene Pietro Izzo. Narcotrafficante di spessore, in passato legato ai Gallo-Cavalieri, Vincenzo «caramella» è vicino alla scarcerazione per fine pena.

Intanto, si è chiuso con pesanti condanne anche in appello e sconti di pena il processo contro i presunti capi e affiliati al Quarto Sistema. Pena più pesante per Domenico Balzano, condannato a diciotto anni perché ritenuto dall'Antimafia uno dei capi insieme a Luca Cherillo, condannato a sedici anni. Suo fratello Pasquale Cherillo sta affrontando l'altro processo, quello per il tentato omicidio di Giuseppe Carpentieri, il genero del boss Valentino Gionta, dove probabilmente sarà ascoltato per la prima volta anche Izzo. Per Vincenzo Anzalone la pena da scontare sarà di 12 anni. Sconto di pena più cospicuo per Pietro Evacuo e Antonio Villani, ritenuti gli uomini operativi del clan: nove anni e nove mesi ciascuno, sei anni in meno del primo grado. Otto anni e otto mesi per Natalino Scarpa junior. Sconto anche per Salvatore Carpentieri detto «Tore viola», che attraverso il suo profilo Facebook provocava i rivali dei Gionta con video e messaggi: sette anni e quattro mesi anziché tredici. Stessa pena per Vincenzo Somma, Matteo Fraterno e Salvatore Balzano.
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Il Mattino