Camorra, don Ciotti a Napoli: ​«I ragazzi sono smarriti, i politici lontani»

Camorra, don Ciotti a Napoli: «I ragazzi sono smarriti, i politici lontani»
«Dovevamo ritornare a Napoli per la giornata nazionale del ricordo e dell'impegno soltanto in 6mila persone a causa della pandemia, poi abbiamo visto che da tutta Italia...

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«Dovevamo ritornare a Napoli per la giornata nazionale del ricordo e dell'impegno soltanto in 6mila persone a causa della pandemia, poi abbiamo visto che da tutta Italia sono stati organizzati centinaia di pullman e, soltanto da fuori città, sono attese 15mila persone. E poi ci saranno i napoletani, che saranno in tanti, per questo la manifestazione non sarà più statica in una sola singola piazza, ma sarà un corteo che giungerà a piazza del Plebiscito. I ragazzi ci hanno chiesto di voler fare un cammino, che a questo punto diventa anche simbolico: camminare tutti insieme per dire ancora una volta che contro le mafie noi ci siamo». Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, la mafia la combatte da sempre non soltanto con le parole, ma con i progetti concreti come le terre confiscate alle mafie che ora danno lavoro a centinaia di ragazzi.

Ieri Don Luigi è stato a Casal di Principe per ricordare Don Peppe Diana nel giorno dell'anniversario della sua uccisione.
Don Luigi, a Casal di Principe ha detto che i politici hanno messo da parte il problema delle mafie. Come ne usciamo se ognuno non fa la propria parte?
«Ho sempre separato la sacralità delle istituzioni, che vanno sempre rispettate, dagli uomini e le donne che rivestono ruoli importanti. Se qualche rappresentante delle istituzioni non fa il proprio dovere è nostro compito essere una spina nel fianco, questo siamo noi».

Arriva a Napoli in un momento in cui la camorra è tornata ad essere anche un problema di ordine pubblico tra attentati e omicidi compiuti in questi mesi. È qui anche per questo?
«Qui ci sono sempre per portare la testimonianza che bisogna coltivare sempre la speranza per uscire dai momenti difficili. E poi non potevo mancare all'anniversario dell'uccisione di don Diana. Proprio con don Maurizio Patriciello ho pregato stamattina (ieri ndr) all'alba nell'ora esatta dell'omicidio di don Diana».

Ha parlato con don Patriciello dell'ordigno messo per intimidirlo?
«Ogni volta che ci sono eventi simbolici come la giornata del ricordo, non solo a Napoli, avvengono episodi simili. Le mafie provano a rialzare la testa perché soffrono chi si batte contro di loro. Ho parlato anche con Biagio Chiariello, il Comandante della polizia municipale di Arzano, mi ha sconvolto la sua testimonianza soprattutto quando ha raccontato che suo figlio, dopo aver quel manifesto funebre con il nome del papà, ha chiesto alla madre se suo padre fosse davvero morto. A quel bimbo ho donato un grande uovo di Pasqua, perché non oso immaginare cosa deve aver provato quest'uomo che ha combattuto davvero il malaffare e, sopratutto, qualche complicità istituzionale».

In un questionario sottoposto a dei ragazzi di un liceo di Pomigliano è stato chiesto loro cosa ne pensassero dell'omertà. Per loro non è un fenomeno da condannare. Sono ragazzi impauriti?
«Sono impauriti perché forse non sentono la vicinanza delle istituzioni. Quello che abbiamo fatto con Libera è occuparci dei ragazzi che troppo spesso vedono i politici che parlano di loro, ma quasi mai con loro. A questi ragazzi serve una società che gli faccia posto, hanno bisogno di chi gli fornisca strumenti per guardare al futuro mentre ora abbiamo 3 milioni di ragazzi che hanno terminato gli studi e non vedono un lavoro, non vedono una prospettiva. È quel vuoto che dobbiamo riempire».

Resta il problema che fuori dalle scuole ci sono sempre più ragazzini a causa della dispersione scolastica. Quei bimbi lì come li troviamo?
«Io sono qui per loro, abbiamo il record europeo per la dispersione scolastica. Magari con tanti ottimi progetti - perché non dobbiamo parlare solo del male, ma anche delle tante cose belle che abbiamo creato in questi anni - qualche ragazzo lo si riesce a portare via dalle strade, ma non dobbiamo pensare solo a loro».

A chi altri?
«Dobbiamo occuparci dei ragazzi, ma anche delle loro famiglie. Noi dobbiamo creare delle comunità educative, altrimenti perdiamo dei pezzi. E invece dobbiamo tenere tutto insieme».

Da uomo di chiesa che ne pensa delle ultime inchieste napoletane che riguardano le immagini religiose utilizzate dai clan per affermare la propria forza sul territorio? Da una parrocchia di Napoli sono persino scomparse tre statue del '600 e ritrovate nel palazzo della suocera dei boss dell'Alleanza di Secondigliano. C'è una chiesa complice?


«Il Vangelo è incompatibile con le mafie, perché prima ancora è incompatibile con le ingiustizie. Noi siamo chiamati a parlare solo dopo aver fatto cose concrete. Poi qui, ora, c'è un vescovo come Don Mimmo che io conosco da anni e stasera terrò una veglia di preghiera con lui». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino