Ha rotto il silenzio che durava da quasi due anni, da quando cioé venne arrestato come presunto «ambasciatore» del clan Caiazzo del Vomero. Ha accettato di...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Possibili ammissioni - sembra di capire - in uno scenario alimentato dalla volontà dell’avvocato di chiarire una serie di punti che lo hanno visto finire in cella, sotto il peso di accuse da brividi. Avrebbe fatto da «nuncius» (espressione degli stessi inquirenti) tra il boss Antonio Caiazzo e il suo seguito criminale, almeno secondo quanto emerso da intercettazioni ambientali e filmati acquisiti nella cella in cui si stava svolgendo il colloquio tra il boss al 41 bis e lo stesso avvocato.
Ricordate quelle scene e quelle parole finite agli atti? In ballo c’erano logiche di spartizione del racket sulla pulizia in alcuni ospedali dell’area collinare, in una contrapposizione tra i Caiazzo del Vomero e i Lo Russo di Miano.
Nel faccia a faccia con il detenuto al 41bis - sostengono gli inquirenti - Caiazzo avrebbe mostrato la mano a mo’ di pistola, con indice e pollice in bella evidenza. Poi, viene indicata l’adozione di un linguaggio criptico, in cui l’avvocato si sarebbe assunto l’onere di mandare qualcuno al cospetto di un esponente del clan Lo Russo per respingere le condizioni imposte dal gruppo di Miano. Una «trattativa delicata» - si legge agli atti - nel corso della quale ognuno avrebbe avuto un ruolo: Trupiano avrebbe così assunto la veste di presunto «nuncius» o «ambasciatore» del clan Caiazzo. Una «trattativa» aperta dalla richiesta avanzata da Giulio De Angioetti, emissario del clan Lo Russo (finito poi in cella per altre inchieste) che avrebbe visto protagonista proprio l’avvocato Trupiano.
Continua a leggere su Il Mattino Digital Leggi l'articolo completo su
Il Mattino