Napoli, 19enne ammazzato per soli duemila euro: è la nuova faida di camorra

Napoli, 19enne ammazzato per soli duemila euro: è la nuova faida di camorra
Camorra scatenata a Napoli e nuove leve criminali di giovanissimi che avanzano. Mentre riesplodono le tensioni in mezza città - con le armi che tornano a seminare morti e...

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Camorra scatenata a Napoli e nuove leve criminali di giovanissimi che avanzano. Mentre riesplodono le tensioni in mezza città - con le armi che tornano a seminare morti e feriti, e alcuni clan che pianificano addirittura azioni stragiste puntando sulle bombe - le indagini sull’ultimo omicidio avvenuto a Secondigliano imboccano una pista dai risvolti inquietanti. 

A condannare a morte il 19enne Luigi Giuseppe Fiorillo sarebbe stato un debito non onorato. Un “debito di droga”. Intanto scatta l’offensiva giudiziaria contro la camorra di Ponticelli: ieri sono stati eseguiti 11 decreti di fermo a carico di altrettanti indagati accusati di estorsione. Ma partiamo dall’inchiesta relativa all’assassinio di Fiorillo.


Un delitto maturato all’ombra di uno “sgarro”. È lo scenario che prende corpo tra gli inquirenti che coordinano l’indagine della Squadra mobile di Napoli sulla morte del 19enne massacrato con 10 colpi di pistola all’esterno di un circolo ricreativo di via Cupa dell’Arco sabato a mezzanotte.

Che cosa ha portato i boss della zona a decretare un’esecuzione tanto spietata per quel ragazzo? Fiorillo, che aveva già precedenti per droga, avrebbe avuto in consegna un sacchetto contenente circa 100 grammi di cocaina con il compito di “piazzarla” sul territorio. La polvere bianca sarebbe sparita, e con essa i soldi che il presunto pusher avrebbe dovuto restituire (ovviamente con i dovuti interessi) a chi gliela aveva affidata. Ecco perché si può morire a Napoli a soli 19 anni: per un debito di duemila euro.

Se questo è vero, il delitto di via Cupa dell’Arco sarebbe maturato negli stessi ambienti della criminalità organizzata che comandano sulle piazze dello spaccio della zona. Dunque persone vicine ai Di Lauro, che nonostante gli arresti e i sequestri continuano a essere egemoni in un territorio maledettamente affollato da gruppi e cartelli criminali.
 

E arriva la prima risposta dello Stato anche a Ponticelli, dopo l’escalation di violenza culminata in un altro omicidio, quello di Carmine D’Onofrio. Ieri mattina la Squadra mobile e il Reparto operativo dei carabinieri di Napoli hanno eseguito un decreto di fermo della Direzione distrettuale antimafia nei confronti di undici persone ritenute appartenenti al cartello De Luca Bossa-Minichini-Casella, oggi in guerra con i rivali della cosca dei “Bodo” capeggiata dal neo-scarcerato Marco De Micco.

I fermi non si riferiscono né all’omicidio del 23enne Carmine D’Onofrio (nipote del capoclan Antonio De Luca Bossa, detenuto), né agli ultimi attentati dinamitardi scatenati nella faida che oppone le fazioni rivali che si contendono il predominio dei traffici illeciti nella zona orientale. Le contestazioni mosse dai sostituti del pool antimafia di Napoli Simona Rossi e Antonella Fratello si riferiscono a due episodi estorsivi. A Ponticelli il “pizzo” viene imposto non solo ai commercianti e agli imprenditori, ma persino sui parcheggiatori abusivi e su chi spaccia droga.

E il reato di estorsione viene contestato per due specifici episodi: quello perpetrato nei confronti di una donna, gestrice di una piazza di spaccio, e di un parcheggiatore abusivo. Nel primo caso la donna vittima dell’estorsione è stata oggetto di una spedizione punitiva, picchiata selvaggiamente per costringerla a pagare il racket sulle attività di vendita di droga a un clan diverso da quello al quale corrispondeva le rate. L’altro, quello ai danni di un parcheggiatore, viene ritenuto dagli investigatori un episodio emblematico della volontà della criminalità organizzata di tenere sotto un controllo capillare il territorio nella zona orientale della città. Tra i destinatari delle provvedimenti di fermo, emessi in quanto è stato ritenuto sussistente il pericolo di fuga, figurano anche Eduardo e Giuseppe Casella (entrambi ritenuti appartenenti al cartello malavitoso De Luca Bossa-Minichini-Casella) e il ras Salvatore De Martino, ed ancora Nicola Aulisio, Luigi Austero, Giovannii Mignano, Giovanni Rinaldi e Youssef Christian Hathroubi.

E mentre proseguono le indagini sulla bomba lanciata in via Piscettaro il 28 settembre sotto l’abitazione del boss Marco De Micco, e sull’omicidio di D’Onofrio, a Ponticelli si continua a vivere sotto una cappa di terrore. La paura di nuovi raid e azioni violente resta altissima tra i residenti, che chiedono più sicurezza e il ripristino della legalità nel quartiere. Vivere a Ponticelli, come a Secondigliano e in tanti altri quartieri di Napoli, non è mai stato così complicato.

 

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Il Mattino