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Tac, visite e analisi di laboratorio: budget quasi esauriti nei centri convenzionati sin dal prossimo giugno e tetti di spesa annui, relativi al 2021, che ridotti al lumicino e che sin dall’estate potrebbero comportare il passaggio all’assistenza indiretta e la richiesta di pagamento diretto delle prestazioni richieste dai cittadini. Uno scenario che riguarda innanzitutto Napoli e provincia ma che è destinato ad estendersi anche ad altre città della Campania. Come mai la spesa è andata oltre i limiti fissati ben prima del tradizionale esaurimento di fine anno?
«Il fabbisogno si è accresciuto molto quest’anno - sottolinea Bruno Accarino leader del Sindacato radiologi -, sia per la più complessa esigibilità delle cure e dei controlli sul versante pubblico, investito in pieno dall’emergenza pandemica, sia per le impellenti necessità legate ai controlli radiologici ed ematologici rivelatisi necessari a cavallo delle vaccinazioni e soprattutto nella riabilitazione post Covid. La richiesta di Tac polmonari, tanto per fare un esempio, è cresciuta in maniera esponenziale nei primi tre mesi di quest’anno rispetto al 2020 evidentemente in relazione alla necessità di valutare in corso di malattia o all’atto della sua guarigione, lo stato dell’organo più colpito». La Regione, per il 2021, non ha adottato alcun provvedimento specifico per aggiornare il budget della spesa convenzionata limitandosi, con la legge di Bilancio di fine anno, a definire limiti di spesa provvisori prorogando i precedenti contratti decurtati dell’1 per cento rispetto al 2020 fatta eccezione per la dialisi ambulatoriale su cui è stato stimato un incremento dell’1,5 per cento.
«L’ipotesi di un blocco - sottolinea Pier Paolo Polizzi che guida l’associazione di categoria Aspat - coincidente con il calo dell’offerta delle strutture pubbliche a causa della pandemia va assolutamente scongiurato in quanto negherebbe i Livelli essenziali di assistenza in un territorio dove sono evidenti gli effetti economici e sociali della crisi. L’unica possibilità di accesso alle cure sarebbe pagarle di tasca propria da parte di chi può. Senza contare che ciò aumenterebbe i flussi di migrazione sanitaria con le regioni di confine». «È inaccettabile - conclude Gennaro Lamberti, presidente regionale di Federalab - che in un momento drammatico come questo, con le strutture private che sopperiscono alle limitazioni delle pubbliche dirottate quasi esclusivamente sul Covid, non si possano assicurare le cure richieste dai cittadini. La Regione su questo fronte è totalmente inerte. Non solo non è stato neanche abbozzato il contratto 2021 per i privati ma soprattutto non abbiamo, ormai da anni. Una programmazione del fabbisogno. Per questo è stato nominato un commissario ad acta dal prefetto di Napoli. Speriamo che finalmente con i fondi del recovery plan, il gap annoso tra fabbisogno e fondi stanziati sia colmato».
A replicare è l’assessore regionale al Bilancio Ettore Cinque: «Le previsioni devono essere sottoposte ad un attento monitoraggio e risentono di fenomeni distorsivi legati al fatto che a gennaio si scaricano le prestazioni non erogate a dicembre dell’anno precedente e quindi falsano il dato del consumi medi. Come Regione, siamo impegnati per sensibilizzare il governo affinché il piano di recupero delle liste di attesa venga prorogato anche per il 2021, prevedendo il pieno coinvolgimento delle strutture private accreditate con la destinazione di fondi aggiuntivi rispetto ai tetti storicamente imposti dalla spending review».
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