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La zona arancione non ha finora avuto effetti sulla febbre del Coronavirus che è sempre alta in Campania. L’effetto varianti, soprattutto quella inglese, si fa sentire e ha riverberi anche nella stratificazione per età: più contagi giornalieri, incidenza per 100mila abitanti in crescita, indice di infettività Rt con profilo esponenziale, ospedali quasi all’orlo e unità di cura subintensive pressoché esaurite. Sono queste le premesse di un clima sempre più gravido di preoccupazioni che si respira in unità di crisi regionale.
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Nella cabina di regia che si è riunita ieri sono emerse difficoltà, riguardo alla disponibilità di posti letto, in tutte le aziende sanitarie. La variante ha fatto lievitare i setting di cura ad un gradino più alto ed è ormai difficile trovare un paziente che non abbia bisogno di un intenso sostegno con ossigeno. Il presidente della Regione Vincenzo De Luca ha chiesto da giorni di riattivare tutti i reparti messi in stand by dopo l’ondata autunnale: mancano posti di sub-intensiva. A Boscotrecase e Nola esistono ancora una paio di reparti da mettere in moto e così anche al Covid center modulare di Napoli est ma il grande limite resta quello del personale specialistico che è pressoché impossibile reperire senza chiudere le attività ordinarie. Una strada in salita che impatta fortemente sui livelli di assistenza. Anche l’ipotesi di riattivare la quota di posti letto delle Case di cura accreditate ha il proprio limite nella disponibilità soprattutto di posti letto a bassa intensità di cure.
Un equilibrio precario che potrebbe a questo punto quasi certamente sfociare nel passaggio della Campania in zona rossa sin dal prossimo lunedì con lo scotto da pagare alle nuove regole che, posticipando il giro di vite alle restrizioni all’inizio della settimana, presterebbe il fianco ai contagi della movida.
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Sarà difficile districarsi in una situazione così complessa: tutto dipende dall’andamento dei contagi. La Campania ha superato una quota di 75mila attualmente positivi. Se la rete dell’assistenza riesce ancora a restare a galla è solo grazie al basso tasso di ospedalizzazione che l’accompagna dall’inizio della pandemia. La Lombardia, tanto per fare un esempio, con poco più di 60 mila positivi ha ben 476 persone in rianimazione e la Campania 133. Proporzioni simili nel raffronto con il Veneto, l’Emilia e il Piemonte. Spie accese ormai si registrano anche nei pronto soccorso. Al Cardarelli l’intersindacale della dirigenza medica ha dichiarato lo stato di agitazione e chiesto un incontro al prefetto. In ginocchio anche la prima linea dell’ospedale del mare. La Campania, intanto, con il passaggio alla didattica a distanza negli istituti scolastici ha anticipato quanto prevede il nuovo Dpcm firmato ieri dal premier Mario Dragni: lo stop alla scuola in presenza è infatti previsto non solo nelle zone rosse ma anche quelle arancioni e gialle in cui imperversano le varianti di Sars-Cov-2 e nelle zone in cui vi siano più di 250 contagi ogni 100mila abitanti nell’arco di 7 giorni. Indicatore che in Campania è lievitato da 157 a 254. Anche il bollettino di ieri segna burrasca con altri 2.046 casi contro i 1.896 di lunedì e una percentuale di positivi al tampone che segna un nuovo record, 13,41 per cento dopo il 12,97 per cento del giorno prima. Deciso anche l’aumento dei decessi (da 20 a 36) e ben 1.332 attualmente positivi in più con terapie intensive che si svuotano di 7 pazienti a fronte di 16 nuovi ingressi a segnare la letalità dei casi più critici e infine un Rt che supera la soglia di 1,4. Infine i vaccini: «La novità - avverte Pina Tommasielli dell’unità di crisi - è il via libera all’accordo regionale per le somministrazioni da parte dei medici di famiglia che potranno raggiungere i non deambulanti e anche accogliere allo studio quelli più fragili utilizzando soprattutto il vaccino Moderna più facile da conservare».
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Il Mattino