Candidatura, scontro tra Bassolino e i renziani. L’ex sindaco: parli Renzi

Candidatura, scontro tra Bassolino e i renziani. L’ex sindaco: parli Renzi
È andato fino a Roma per cantargliele, a modo suo. Ma non al Nazareno, dove poteva lavare i panni sporchi in famiglia, ma muovendosi tra radio, tv e web. La battaglia per le...

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È andato fino a Roma per cantargliele, a modo suo. Ma non al Nazareno, dove poteva lavare i panni sporchi in famiglia, ma muovendosi tra radio, tv e web. La battaglia per le primarie di Antonio Bassolino, nonostante il congelamento fino a gennaio imposto dal premier (ammesso che durerà), prosegue, imponendo i suoi punti fermi e arricchendo i concetti con qualche battuta che fa titolo, scatenando il fuoco amico, sempre ammesso che sia amico.


L’ex-sindaco ri-candidato punta in alto e s’è scelto un interlocutore, uno solo, e quello resta: Matteo Renzi. All’uomo di Palazzo Chigi e del Nazareno spetta decidere e sbrogliare la matassa, tenendo presente che non ci saranno passi indietro. È lui che deve uscire allo scoperto. Tra La7, RadioDue e CorriereLive, in streaming e in modulazione di frequenza, Bassolino, con calcolata freddezza, mena quindi fendenti, liquidando l’uscita di Guerini e della Serracchiani sulle regole «contra personam» con sei parole: «Due vicesegretari non fanno un segretario».

Con Renzi, l’ex-sindaco non ha ancora parlato, ma spera ancora che dietro l’autogol dei suoi vice non ci sia lui: sarebbe, dice, uno scivolone impensabile per un politico accorto come il premier. Ma la replica dei vertici del Nazareno, ancora una volta per interposta persona e con un tweet, arriva in serata, firmata dal parlamentare Pd, Ernesto Carbone, renziano di ferro, ritenuto quasi un suo ventriloquo: «Caro Bassolino, ironia sui vicesegretari del Pd anche no. Dopo 30 anni di politica puoi anche occuparti d’altro. Non sei intoccabile».

Lo segue a stretto giro un altro Pd, il senatore Andrea Marcucci: «Bassolino prenda atto del tempo che è trascorso. Le sue battute nei confronti dei vicesegretari del Pd non fanno ridere». Segno che l’ex-sindaco ha saputo colpire, toccando uno dei tanti nervi scoperti. Don Antonio è, però, fin troppo scaltro per cadere in trappole. Così, da navigato politico (Pci-Pds-Ds-Pd), si rivolge a chi regge le redini del gioco. «Al momento Renzi sta continuando a fare il segretario di partito e il premier» commenta «ma potrà continuare a farlo entro un certo limite. Il primo passo da fare è avere due squadre forti, una al governo e un’altra al partito. Altrimenti tutto finisce per cadere sulle sue spalle. Ora è a un bivio, deve evitare la sovrapposizione».

E continua a metterlo alle corde, con tranquillità e ribadendo la propria fiducia: «Renzi si rende conto che è difficile il ruolo del Pd nelle città, ma ha molto da fare e quindi delega. Nella sua testa pensa che il vero appuntamento è il referendum sulle riforme del prossimo autunno. Ma è vero solo in parte: le prossime elezioni hanno un valore enorme».



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Il Mattino