Carcere di Poggioreale, torna il pranzo di Natale con i detenuti dopo due anni di Covid

Tante le storie di riscatto tra chi trascorre le sue giornate dietro le sbarre e ha partecipato al momento conviviale

Carcere di Poggioreale, torna il pranzo di Natale con i detenuti dopo due anni di Covid
Torna dopo due anni scanditi dal distanziamento e dalla pandemia da Covid, il pranzo di Natale per i detenuti del carcere di Poggioreale. Un momento conviviale e di aggregazione...

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Torna dopo due anni scanditi dal distanziamento e dalla pandemia da Covid, il pranzo di Natale per i detenuti del carcere di Poggioreale. Un momento conviviale e di aggregazione per riscoprire il valore della festa. «Ieri mattina la sala teatro dell'istituto penitenziario partenopeo si è trasformata in una sala da pranzo, che ha ospitato detenuti e istituzioni, uomini e donne, per trascorrere insieme un momento di riflessione ma anche di serenità», ha affermato il direttore del penitenziario, Carlo Berdini. A fargli eco Antonio Mattone, della comunità di Sant'Egidio che ha promosso il pranzo: «A Natale quando la malinconia per gli affetti lontani diventa più pesante, iniziative come questa veicolano un messaggio importante: non dimenticarsi di chi sta vivendo un momento di difficoltà». All'evento ha partecipato anche il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che ha sottolineato i passi decisivi fatti nella struttura: «La formazione è molto importante - ha detto - da rettore della Federico II avviai il polo universitario al carcere di Secondigliano che sta avendo grandi risultati, tanti detenuti seguono i corsi, alcuni si sono laureati e trovano opportunità di lavoro all'uscita. Poter scegliere il recupero significa dare speranza e opportunità per tutti e questo è un segnale importante di democrazia», ha concluso pranzando con i detenuti.

Tante le storie di riscatto tra chi trascorre le sue giornate dietro le sbarre e ha partecipato al momento conviviale. Come quella di un quarantenne originario del centro storico, che ha voluto raccontare la sua storia a margine dell'iniziativa. Dopo mesi prima di studio e successivamente di pratica, M. oggi è un pizzaiolo capace e caparbio, come spiega lui stresso: «Mi restano quasi due anni e mezzo da scontare, ma aspetto che il magistrato mi dia il permesso di andare a lavorare in pizzeria fuori, mi auguro da gennaio». Poi il racconto di come è finito in carcere: «Ho sempre sbagliato, sin da ragazzo, quando iniziai a fare uso di sostanze stupefacenti. Avevo sempre bisogno di soldi, che riuscivo a guadagnare, ma in maniera illegale». Dopo di che la possibilità di una rinascita: «In prigione non ho mai avuto una opportunità di lavoro, non c'erano attività e quindi ci ricascavo all'uscita. Ora invece so che questa è l'ultima volta in una cella, perché ho un percorso nella vita ed ho imparato un mestiere». 

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Il Mattino