Ospedale Cardarelli di Napoli, operatori in agitazione ma barelle vuote nel pronto soccorso

Ospedale Cardarelli di Napoli, operatori in agitazione ma barelle vuote nel pronto soccorso
Ci sono, ma vuote (quasi tutte). Le barelle al Cardarelli, senza più ammalati ammassati nel pronto soccorso. Nel giorno in cui un gruppo di operatori...

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Ci sono, ma vuote (quasi tutte). Le barelle al Cardarelli, senza più ammalati ammassati nel pronto soccorso. Nel giorno in cui un gruppo di operatori sanitari protesta per questo, l'ospedale di Napoli, il più grande del Mezzogiorno, non è assediato dalle lettighe. Superata  - ma fino a quando? - l'emergenza posti letto.

«Non si può, però, far finta che nulla sia accaduto: chi ha avuto responsabilità nella gravissima difficoltà nell'assistenza, è chiamato a fare un mea culpa e a trarre le conseguenze», interviene Salvatore Siesto, rappresentante della rsu, che invita il governatore a visitare di nuovo il presidio di riferimento per i napoletani e i campani; uno dei pochi attivo giorno e notte, per qualsiasi problema di salute. E i suoi colleghi del comparto alzano i cartelli, davanti all'ingresso della struttura, per ribadire che «lo stato di agitazione prosegue». In campo anche i vertici della Cgil Fp, che sollecita un incontro con il prefetto di Napoli, con il presidente della giunta regionale e con il direttore generale del Cardarelli. «È doveroso a questo punto che la direzione strategica aziendale si faccia carico di accertare le responsabilità interne in merito a carenze organizzative e gestionali e assuma i conseguenti provvedimenti. Bisogna riaffermare il diritto alla salute dei pazienti e il diritto ad un lavoro dignitoso dei professionisti dell’emergenza, del comparto e della dirigenza», rimarca.

Nel segnalare il «malessere organizzativo» non solo nel pronto soccorso, ma anche nell'osservazione breve intensiva (con oltre 70 degenti ancora questa mattina), la rsu chiede un «incontro urgentissimo con gli organi di indirizzo». Che sia «finalizzato - si legge nel documento appena presentato - alla risoluzione delle problematiche denunciate dal personale». Un caso diventato nazionale che ha anche spinto i medici a minacciare le dimissioni di massa e il ministro della Salute Roberto Speranza a intervenire, annunciando investimenti mirati per affrontare le carenze in organico; mentre il presidente della giunta della Regione, Vincenzo De Luca, ha sottolineato proprio le difficoltà ad assumere professionisti, indicando i bandi di concorso rimasti senza candidati. 

Considerate le criticità di non immediata soluzione, per liberare il pronto soccorso dalle barelle in queste ore, probabilmente, sono risultati decisivi i trasferimenti dei pazienti nei vari reparti e «di concerto con la rete dell’emergenza territoriale 118 verso altre strutture del territorio», secondo il piano indicato nei giorni scorsi dal manager Giuseppe Longo che, nell'attuarlo, ha ringraziato i dipendenti per l'«enorme lavoro». Intanto, la vicepresidente del Consiglio regionale Valeria Ciarambino punta il dito contro un'altra questione irrisolta, quella che riguada i pazienti oncologici. «Non è pensabile che, per qualunque genere di complicazione, anche in seguito a una chemioterapia, o per effettuare una trasfusione, un malato di tumore debba ritrovarsi a vivere un’odissea fatta di attese estenuanti che rischiano di peggiorare condizioni già compromesse da una grave patologia». Secondo la rappresentante del M5s, «è stata peralttro disatteso un provvedimento regionale, a seguito di una nota a mia firma inviata nei mesi scorsi, che disponeva l’accesso diretto al Pascale per i pazienti già in cura presso quel presidio, in caso di complicanze o emergenze. La Regione deve attivarsi».

E i medici di famiglia Luigi Sparano e Corrado Calamaro (Fimmg) lanciano un altro allarme. «A proposito delle difficoltà che affrontiamo nel tentativo di dare risposta alle migliaia di chiamate, richieste di adempimenti burocratici e visite che arrivano dal territorio». Caos come al Cardarelli, avvertono. Senza parlare dell’«assoluta mancanza di sostegno agli studi per implementare la diagnostica» che almeno consentirebbe di ridurre la corsa in ospedale. 

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Il Mattino