«Cardarelli, ridurrò le liste di attesa: più filtri e basta con i ricoveri inutili»

«Cardarelli, ridurrò le liste di attesa: più filtri e basta con i ricoveri inutili»
Giuseppe Longo, napoletano, 63 anni, medico ed esperto in management è il nuovo direttore generale del Cardarelli. Cosa si aspetta dal Cardarelli e cosa farà alla...

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Giuseppe Longo, napoletano, 63 anni, medico ed esperto in management è il nuovo direttore generale del Cardarelli. Cosa si aspetta dal Cardarelli e cosa farà alla guida del più grande ospedale del Mezzogiorno?

«Il mio obiettivo sarà dare continuità a chi mi ha preceduto, sia all'impronta fornita da Ciro Verdoliva sia al tratto impresso da Anna Iervolino. Il potenziamento delle prerogative dell'ospedale per migliorarlo ulteriormente sarà il mio faro. Crescita e qualità assistenziale gli obiettivi per garantire ai cittadini cure migliori. E dunque accoglienza, umanizzazione delle cure, attenzione ai bisogni dei pazienti, accessibilità, riduzione delle liste di attesa, confort, ascolto. Tutto questo arricchisce la prestazione e fidelizza i pazienti tirando il freno alla migrazione sanitaria».

 

Ha già incontrato il governatore?
«Si, insieme agli altri miei colleghi subito dopo le designazioni. Ci ha riuniti per salutarci e indicarci le priorità da seguire e perseguire».
Quali?
«La prima è mirare agli obiettivi di qualità delle cure. Lo strumento amministrativo è quello codificato dalla griglia dei Lea (Livelli essenziali di assistenza). Per ognuno di noi che lavora in ospedale o nelle Asl ci sono obiettivi generali e specifici. Non sono solo elementi burocratici ma indicatori oggettivi che si traducono in buone pratiche assistenziali. Ridurre le liste di attesa, migliorare i tempi di degenza, evitare prestazioni inappropriate significa assicurare anche le migliori cure ai pazienti».
Alle porte ci sono i nuovi parametri di misurazione delle performance sanitarie, i nuovi Lea potrebbero sparigliare?
«Un orizzonte che abbiamo ben presente. Quest'anno è trascorso nella loro sperimentazione e dovrebbe partire il prossimo anno questo nuovo sistema di garanzia con altri indicatori nel paniere. Sui tavoli tecnici non sono stati ancora forniti sotto forma di documento formale ma non ci faremo trovare impreparati. Non ci sarà alcun tonfo come pronosticano alcuni».
Il Cardarelli è un grande Hub dell'emergenza e anche per altre discipline. Si può ipotizzare un ruolo anche formativo per chi non ha ancora la vostra esperienza?
«Ognuno dovrà fare il suo compito. I colleghi nelle Asl dovranno in tempi brevi strutturare un adeguato piano territoriale. Per noi sono due le funzioni cruciali da portare avanti: emergenza urgenza su tutte le linee tempo dipendenti (infarto, ictus e trauma). Poi c'è l'alta specialità tipica del Cardarelli dove troviamo la migliore espressione clinica, dai trapianti alla neurochirurgia. La rete è strutturata per ospedali a intensità di cure».
La neurochirurgia è priva di una rianimazione dedicata e lamenta scarsi investimenti in apparecchiature innovative.
«Ci sarà tempo per approfondire questi aspetti gestionali. I professionisti devono essere messi nelle migliori condizioni per operare».
Poi c'è il nodo del pronto soccorso, le barelle, l'affollamento...
«È un problema nazionale generato da una serie complessa di variabili. Da un lato bisogna chiudere il Piano territoriale e permettere al territorio di svolgere il ruolo di un efficace filtro a domande di ricovero inappropriate. Dall'altro dare un assetto adeguato ai pronto soccorso».
Il flusso dei pazienti al Cardarelli spesso diventa uno tsunami

«Vanno affrontati senza farsi travolgere. Dell'organizzazione parleremo in maniera collegiale subito dopo il mio insediamento».
e.m.
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Il Mattino