«Pur essendo tra i figli più illustri di Napoli, continua ad essere offeso dalle istituzioni che governano la città». Federico Caruso, 70 anni, vive a...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LEGGI ANCHE «Caruso, le sue spoglie richieste a New York; Napoli l'ha dimenticato»
Tra un anno ricorreranno i 100 anni dalla morte di Enrico Caruso. Come lo ricorderà Napoli?
«Non credo lo farà. Il mio bisnonno è più conosciuto finanche di Totò e Eduardo De Filippo. E Napoli, la città dove nacque, che fa? Continua a offenderne la memoria? Ancora oggi mi arrivano i diritti d'autore da parte di collezionisti e artisti di tutto il mondo. L'ultimo da un paesino dell'Indonesia. E a Napoli cittadini e istituzioni lo hanno dimenticato».
Non sembra avere molta stima di Napoli e dei napoletani. Perché?
«Ho un rapporto di amore-odio con la città, perché da un lato è meravigliosa con le sue bellezze naturali e il suo patrimonio storico-artistico, dall'altro è da terzo mondo. Diceva bene Pino Daniele in una nota canzone, E nui passammo e uaie... e chiste invece e ra na mano se magnano a città».
Chi sono quelli che se magnano a città?
«Chi la amministra. Il problema è questo: Napoli è sempre stata governata da chi ha pensato ai propri interessi e a quelli degli amici. Ecco allora il degrado dei monumenti, dei beni comuni, l'abusivismo edilizio, l'incuria. Il peggio è che i napoletani non si ribellano. Se Napoli fosse stata ben amministrata, oggi sarebbe la città più bella del mondo e si ricorderebbe pure di Caruso».
Quando è stato l'ultima volta a Napoli?
«Vengo ogni anno per andare a Sorrento. Lì è stato allestito un museo con i cimeli di Caruso, in estate c'è una grande affluenza di turisti americani. In America infatti Caruso è molto amato e apprezzato anche dai giovani, tanto che ricordo sempre un aneddoto».
Quale?
«Qualche anno fa passeggiavo con mio fratello Riccardo a Long Island, notammo un ragazzo di colore che ascoltava musica e cantava mentre andava sullo skateboard. Nice voice, gli dicemmo. Lui rispose I'm Caruso. Ciò sta a significare che il bel canto in America vuol dire Caruso».
A Napoli invece non è mai stato fatto nulla?
«L'unica iniziativa slittò all'ultimo momento. Erano gli anni '90, giunta Bassolino. Fummo contattati dall'assessorato alla cultura e inviammo un preventivo di 6 milioni di lire per una serata nella Sala Gemito, con l'esposizione dei cimeli provenienti dall'Enrico Caruso Museum diretto da Aldo Mancusi a New York, l'esibizione di mio fratello Riccardo, anche lui tenore, e un rinfresco. I costi alla fine arrivarono a 30 milioni di lire e non fummo neanche rimborsati per spese di viaggio e albergo dalla Cosmofilm».
E il museo che non c'è?
«Finora solo promesse non mantenute, senza pensare che sarebbe anche una grande attrattiva per il turismo».
Manca un anno alle celebrazioni. Progetti?
«Insieme al Metropolitan e al sindaco di New York ci stiamo già organizzando per un gran gala con artisti da tutto il mondo. Napoli invece non ha previsto nulla. Il mio appello va al sindaco de Magistris: si faccia un concerto al Plebiscito o al San Carlo per ricordare degnamente Caruso». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino