Case occupate dai clan a Napoli, il pm: sgombero subito. È tensione

Si temono vendette: scorta a Borrelli, tutela per don Pezzella

Case occupate dai clan a Napoli, il pm: sgombero subito. È tensione
Poche righe, per sgomberare il campo da equivoci e per ribadire la linea della fermezza. Poche righe per esprimere un concetto: «Non viene accettata la richiesta di...

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Poche righe, per sgomberare il campo da equivoci e per ribadire la linea della fermezza. Poche righe per esprimere un concetto: «Non viene accettata la richiesta di prorogare di un mese lo sgombero delle case al civico 35 di via Egiziaca a Pizzofalcone». Chiaro il ragionamento: «Abbiamo concesso una settimana di proroga per consentire a tutti i nuclei familiari di trovare una sistemazione alternativa rispetto all’abitazione occupata abusivamente, ma il tempo è scaduto; ora bisogna liberate quell’immobile: il civico 35 di via Egiziaca a Pizzofalcone deve essere restituito ai legittimi assegnatari».

È questo il retroscena che ha spinto Prefettura e Questura a giocare d’anticipo, provando a blindare le persone che in questi mesi hanno avuto la forza di denunciare abusi e soprusi ai danni dei legittimi assegnatari: da ieri mattina, il parlamentare Francesco Borrelli (Verdi) è sotto scorta. Avrà due agenti di polizia accanto, per ogni suo spostamento all’esterno delle mura domestiche; dovrà segnalare ogni sua sortita, concordando con gli agenti-angeli custode il modo migliore per abbattere sul nascere ogni rischio per la sua vita. Chiara la strategia fatta in sede di comitato per l’ordine pubblico: Borrelli ha svolto un ruolo decisivo nella vicenda culminata in un’inchiesta della Procura sulle occupazioni abusive di Pizzofalcone; a stretto giro si dovrà procedere agli sgomberi, quindi ci sono seri pericoli per chi si è esposto in prima linea; in terzo luogo, Borrelli viene indicato come simbolo della lotta a una serie di abusi, anche al di là della storiaccia a ridosso del Pallonetto di Santa Lucia.

Ma c’è un altro retroscena che è stato tenuto in considerazione a porte chiuse. Come è noto, la vita di Borrelli è considerata a rischio anche alla luce di un episodio sinistro, su cui sono in corso le indagini in un filone parallelo: 15 giorni fa, il politico è stato infatti investito in via Tasso, nei pressi della sua abitazione, da un motociclista su cui sono in corso le indagini. E c’è una coincidenza su cui conviene riflettere: secondo quanto trapelato fino a questo momento, alla guida della moto ci sarebbe stato uno degli inquilini di Pizzofalcone, a sua volta destinatario di un ordine di sgombero. Pregiudicato per rapina, una volta raggiunto dalla polizia, il motociclista si sarebbe limitato ad ammettere di aver provocato un incidente, negando però di aver agito in modo intenzionale. Verifiche in corso. 

Ma la scorta a Borrelli non è l’unico provvedimento assunto dal Prefetto, a proposito della questione delle case occupate di via Egiziaca a Pizzofalcone: è stata infatti disposta una tutela in favore di due stretti congiunti del parlamentare, ma anche per don Michele Pezzella, il parroco che ha avuto il merito, a novembre dello scorso anno, di alzare la voce su quanto avveniva tra i vicoli più antichi della città. È stato infatti don Michele a sollevare l’attenzione dell’opinione pubblica sul fenomeno criminale in corso a due passi dagli uffici della prima municipalità di Napoli. È stato lui a sollevare l’attenzione sul pressing nei confronti delle persone anziane, finalizzato a occupare case pubbliche. Don Michele era intervenuto ricordando «il dolore provocato alla signora Carlotta», una docente di novant’anni costretta a rinunciare a libri e ricordi di una vita (gettati tra i rifiuti) e ad accettare una sorta di “esilio” in Irpinia, in casa di una nipote. 

Ricordate quelle parole pronunciate a margine di una messa domenicale? «Strappare le case ai legittimi assegnatari, strappare le persone ai ricordi di una vita, è come offendere Dio...». Parole forti, a cui hanno fatto seguito tante testimonianze di solidarietà, ma anche la decisione della Curia di spostare il parroco - sempre per motivi precauzionali - dalla chiesa di Immacolata a Pizzofalcone a un’altra parrocchia di Chiaia. Ma torniamo alla vicenda della scorta a Borrelli. Torniamo al retroscena di qualche giorno fa. Difesi, tra gli altri, dall’avvocato Mario Bruno, sono quattordici i nuclei familiari destinatari dell’ordine di sgombero e sequestro firmato dal gip Sepe. Su di loro si sono concentrate le indagini del pool guidato dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli, che hanno fatto riferimento soprattutto sulla situazione reddituale. In sintesi, nessuno dei soggetti indagati per la storia delle occupazioni abusive all’interno del civico 35 vive in condizioni di povertà assoluta. Anzi. C’è chi percepisce reddito di cittadinanza, mentre per alcuni è addirittura contestata una sorta di contuiguità alla camorra di Pizzofalcone e ai traffici di stupefacenti.

Uno scenario cristallizzato dall’ordine di sequestro firmato dal giudice Sepe e che ora attende una risposta da parte delle forze dell’ordine. Quelle case vanno liberate, non si accettano altre proroghe. C’è il no del pm rispetto alla richiesta di proroga inoltrata dagli avvocati, quanto basta a lasciare intendere uno sbocco a senso unico e a stretto giro per quelli che hanno le chiavi del Palazzo della camorra.

 

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Il Mattino