Caso Apu, i cinquestelle accusano: «Ipocrisie della giunta regionale»

Caso Apu, i cinquestelle accusano: «Ipocrisie della giunta regionale»
«Sul caso Apu si palesa tutta l'ipocrisia di questa giunta regionale, che fa campagna elettorale sulla pelle dei lavoratori e delle loro famiglie, trattando esseri umani...

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«Sul caso Apu si palesa tutta l'ipocrisia di questa giunta regionale, che fa campagna elettorale sulla pelle dei lavoratori e delle loro famiglie, trattando esseri umani carichi di speranze come dei numeri da sbandierare nei comizi urbi et orbi di De Luca. Nella delibera del 1 agosto 2016 vengono definiti i criteri per reinserire nel mercato del lavoro ex percettori di ammortizzatori sociali privi di reddito, con un finanziamento complessivo di 60 milioni a valere su fondi europei Por e Fse. Le azioni messe in campo dovrebbero comprendere percorsi formativi di riqualificazione e accompagnamento al lavoro, incentivi alle imprese per assunzioni a tempo indeterminato e percorsi nelle pubbliche amministrazioni. Misure di politica attiva che con il progetto dei Lavoratori di Pubblica Utilità si tramutano improvvisamente in mero assistenzialismo. Dopo sei mesi di lavoro remunerato con 580 euro mensili, ciascuno dei 2.600 operatori è stato congedato e rispedito nella folla dei tanti lavoratori presi in giro da governi come quello attuale o come i precedenti retti da Caldoro e Bassolino, primi produttori di corsisti senza speranze». Così i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle Gennaro Saiello e Michele Cammarano.


«In questi anni - ricordano Cammarano e Saiello - abbiamo sostenuto la battaglia degli Apu con interrogazioni e question time e abbiamo presentato un emendamento all'ultima stabilità, bocciato dalla maggioranza. Per ben due volte Mise e Ministero del Lavoro hanno convocato l'assessore Palmeri per capire se fosse possibile, attraverso residui di spesa, coinvolgere la platea degli Apu in ulteriori progetti. Convocazione puntualmente snobbata. Le uniche energie la Palmeri le ha spese per scaricare responsabilità, oggettivamente infondate, sul nostro Governo. Nel frattempo, si consuma l'ipocrisia di De Luca, che da un lato punta il dito contro il Reddito di Cittadinanza, unica vera misura di politica attiva del lavoro, dall'altro abbandona al proprio destino, dopo averli presi in giro, 2.600 lavoratori, il cui unico futuro è garantito oggi soltanto dalle misure varate dal nostro Governo». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino