"Le persone che trovano chiuso e leggono la storia si stanno giocando i numeri: la pizza, lo sfratto e i pazzi” racconta l’avvocato Angelo Pisani, con una nota di...
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Dall’altra parte, la società milanese “Immobiliare italiana” (proprietaria del centro commerciale), che accusa invece la pizzeria di produrre e vendere pizze di misura small, non limitandosi esclusivamente a “ristorazione e pizzeria al tavolo” – così da andare a ledere la concorrenza, ovvero il bar e altri esercizi del centro commerciale.
Sull’argomento è di nuovo Pisani a intervenire: “È una vicenda kafkiana. In un contesto di disordine diffuso, dove il bar vende anche cibo – antipasti, primi e secondi – e il Bowling vende le pizze, a essere messa sotto accusa è una pizzeria con tutte le carte in regola. Una pizzeria che non ha commesso nessuna violazione, che paga regolarmente tasse e canoni di locazione, con un bilancio senza alcuna macchia, e che ha inquadrati quindici dipendenti”.
E qui, l’attenzione dell’avvocato si dirotta tutta sulle reali vittime di questa vicenda: i lavoratori da lui difesi. “Alcuni di loro sono giovani che, forti di un contratto, hanno via via messo su famiglia, e che oggi si ritrovano senza niente. La ricaduta pure emotiva che questo può avere su di loro è pericolosa; anche per questo abbiamo valutato l’opportunità di fornire loro, oltre a quello legale, un sostegno psicologico”.
La presunta violazione delle norme contrattuali, relative alla “tipologia merceologica dei prodotti offerti in vendita”, sarebbe stata riconosciuta da un giudice del Tribunale di Napoli Nord, che ha dunque ordinato la chiusura dell’esercizio: la data dello sgombero è fissata nel 7 febbraio prossimo, ma lo staff di Rossopomodoro ha deciso di anticipare la chiusura a oggi (domenica 4) per salutare i propri clienti.
“Fin quando non ho letto l’ordinanza del giudice” – ancora Pisani – “non ci credevo, pensavo si trattasse di uno scherzo, ma adesso penso sia opportuno che intervenga il Prefetto, per risolvere legalmente un problema che vede la distruzione di un’attività e la rovina di quindici famiglie”. E rincara la dose con un appello a tutte le autorità competenti, “perché” – conclude – “questa non è una questione privata, ma sociale”.
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Il Mattino