«Rischio infiltrazioni a Castellammare», è scontro sulla commissione d'accesso

«Rischio infiltrazioni a Castellammare», è scontro sulla commissione d'accesso
La richiesta della commissione d'accesso a Castellammare, avanzata da un gruppo di parlamentari, scatena la polemica politica. Sullo sfondo, una città ostaggio del clan...

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La richiesta della commissione d'accesso a Castellammare, avanzata da un gruppo di parlamentari, scatena la polemica politica. Sullo sfondo, una città ostaggio del clan D'Alessandro, intrecci e legami che non risparmiano alcun ambito, dall'imprenditoria alla sanità, fino ad arrivare nei palazzi della politica. Centinaia di pagine scritte dalla Dda che lo scorso 23 marzo hanno portato all'arresto di sedici esponenti della cosca di Scanzano. Quanto basta per agitare l'opposizione, che chiede misure drastiche.

La richiesta di una commissione d'accesso agli atti del Comune è stata depositata da alcuni senatori di Pd e Leu. «Chiediamo di accertare l'entità di eventuali condizionamenti malavitosi e ingerenze della criminalità organizzata», scrivono Loredana De Petris, Vasco Errani, Franco Mirabelli e Valeria Valente che ieri hanno presentato una interrogazione al ministro dell'Interno Luciana Lamorgese. L'annuncio è stato dato dal senatore del gruppo misto Sandro Ruotolo, che per le seconda volta in un anno si appella al governo per chiarire vicende legate alla vita amministrativa stabiese. «I clan operano non solo nelle tradizionali attività illecite legate al mercato della droga, del racket e dell'usura - si legge nel documento -. In particolare, la cosca dei D'Alessandro avrebbe messo le mani sulla sanità entrando all'interno dell'ospedale San Leonardo dalla porta principale grazie alla capacità di controllare appalti pubblici attraverso proprie ditte. Si segnalano due settori strategici: il trasporto degli ammalati con il servizio ambulanze e le pulizie». L'altro aspetto riguarda le elezioni comunali del 2018, quando a vincere fu il forzista Gaetano Cimmino. «Sono state denunciate minacce - spiega Ruotolo - da parte di un candidato approdato al ballottaggio. In alcuni rioni popolari i comizi furono interrotti. Inoltre, in una intercettazione si rassicura un candidato dicendo: Saranno solo quelli della famiglia stretta, altrimenti vedono numeri troppo alti e si insospettiscono». Dito puntato anche sull'inchiesta «Olimpo» riguardante un presunto business dei permessi per il progetto di riqualificazione dell'area ex Cirio. 

Dura la replica del sindaco, che alza i toni dello scontro. «Sono nauseato. Sono costretto ancora, e ancora da nauseabonde strumentalizzazioni politiche, a dover replicare a chi cerca di spargere fango sul buon governo della città», attacca Cimmino. Non è la prima volta che dai partiti di sinistra arrivano richieste di ispezioni al Comune. «È la quarta volta - replica il sindaco - in meno di tre anni che un gruppo di parlamentari si organizza per chiedere la commissione d'accesso o lo scioglimento del consiglio. Mi sembra evidente la matrice politica che alimenta queste iniziative, mirate a suscitare un clamore mediatico senza tener conto di ciò che invece occorre oggi alla città». Infine il sindaco, arrivato a metà mandato, rilancia: «La mia sfida è un'altra, in linea con l'appello del procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho: Castellammare deve ripartire dalla cultura e deve rinascere con la cultura».

Parole che alimentano un fuoco vivo e a replicare è il circolo stabiese del Pd, che aveva seguito e indirizzato la mozione dei parlamentari. «Cimmino avrebbe fatto meglio a chiederla lui stesso la commissione d'accesso, per tutelare la trasparenza e il corretto operato dell'amministrazione. Non è più una questione di buon senso e di cultura politica, - replica il segretario Peppe Giordano - ci troviamo di fronte alle deliranti esternazioni di chi ha qualcosa da nascondere e getta la palla in tribuna». E infine Tonino Scala di Leu: «Cimmino non capisce che questo non è un attacco, ma è una richiesta di chiarezza per tutti, nessuno escluso. Quando si vuole colpevolizzare qualcuno si va in Procura, non si chiede commissione d'accesso».

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Il Mattino