OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Alfonso Fontana è stato ucciso per aver rubato la cassa del clan. È questo il movente dietro l'agguato di camorra consumato lo scorso 7 febbraio a Torre Annunziata, nei pressi del tribunale. In carcere con il fermo convalidato anche dal gip del tribunale di Napoli resta per il momento il solo Catello Martino, 52 anni, alias 'o puparuolo, ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio. Affiliato al clan D'Alessandro, il furto sarebbe stato commesso a casa di sua figlia, che avrebbe custodito in una cassaforte una grossa somma di denaro forse 91mila euro due Rolex e mezzo chilo d'oro, ritenuti la cassa della famiglia Imparato, i «paglialoni», gestori dello spaccio di droga per conto dei D'Alessandro nel rione Savorito di Castellammare di Stabia.
Il furto era stato ripreso dalle telecamere di videosorveglianza di casa Martino, dalle quali erano stati riconosciuti il 24enne Alfonso Fontana, uno dei complici residente a via Petraro mentre il terzo uomo sarebbe un pregiudicato di Torre Annunziata. Dopo il furto, sarebbe iniziata una «trattativa» tra le parti: «Restituisci la refurtiva e finisce tutto qua». Ma del denaro non è stata trovata traccia. Dalle indagini condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata, è emerso che Fontana non usciva da alcuni giorni e aveva appuntamento nei pressi del tribunale con il suocero e proprio con uno dei complici del furto. Quella sera, però, si presentò sul posto Catello Martino che, dopo una breve colluttazione, avrebbe esploso almeno otto colpi di pistola tra le auto in transito e in sosta, quattro dei quali andati a segno.
Il Mattino