Castellammare, Fontana ucciso per aver sottratto la «cassa» al clan degli Imparato

Il furto ripreso dalle telecamere dell'abitazione

Il luogo del delitto
Il luogo del delitto
di Dario Sautto
Domenica 17 Marzo 2024, 09:55 - Ultimo agg. 18 Marzo, 16:57
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Alfonso Fontana è stato ucciso per aver rubato la cassa del clan. È questo il movente dietro l'agguato di camorra consumato lo scorso 7 febbraio a Torre Annunziata, nei pressi del tribunale. In carcere con il fermo convalidato anche dal gip del tribunale di Napoli resta per il momento il solo Catello Martino, 52 anni, alias 'o puparuolo, ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio. Affiliato al clan D'Alessandro, il furto sarebbe stato commesso a casa di sua figlia, che avrebbe custodito in una cassaforte una grossa somma di denaro forse 91mila euro due Rolex e mezzo chilo d'oro, ritenuti la cassa della famiglia Imparato, i «paglialoni», gestori dello spaccio di droga per conto dei D'Alessandro nel rione Savorito di Castellammare di Stabia.

Il furto era stato ripreso dalle telecamere di videosorveglianza di casa Martino, dalle quali erano stati riconosciuti il 24enne Alfonso Fontana, uno dei complici residente a via Petraro mentre il terzo uomo sarebbe un pregiudicato di Torre Annunziata. Dopo il furto, sarebbe iniziata una «trattativa» tra le parti: «Restituisci la refurtiva e finisce tutto qua». Ma del denaro non è stata trovata traccia. Dalle indagini condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata, è emerso che Fontana non usciva da alcuni giorni e aveva appuntamento nei pressi del tribunale con il suocero e proprio con uno dei complici del furto. Quella sera, però, si presentò sul posto Catello Martino che, dopo una breve colluttazione, avrebbe esploso almeno otto colpi di pistola tra le auto in transito e in sosta, quattro dei quali andati a segno.

Ora, ricostruita la dinamica del furto, gli investigatori (indagini coordinate dalla Direzione distrettuale Antimafia di Napoli) stanno identificando i complici dell'omicidio almeno altre tre persone per chiudere definitivamente il caso.

Intanto, ieri nel rione Moscarella, i carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia hanno sequestro armi e droga, passando al setaccio le palazzine popolari. Un altro piccolo arsenale, dopo il sequestro dei fucili avvenuto la scorsa settimane sempre nello stesso quartiere. In un pozzetto del lotto 5, avvolte in un panno sporco, sono state trovate due pistole, una Beretta P38 con matricola abrasa e una Browning, e ancora 14 proiettili calibro 38 special, 48 dosi di marijuana, 10 di hashish e un bilancino di precisione. Il materiale è stato sequestrato: le armi saranno sottoposte ad accertamenti balistici e dattiloscopici per verificare se siano state utilizzate in fatti di sangue.
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Nella vicina Santa Maria la Carità, invece, è finito in manette T.F., 30 anni, per detenzione di esplosivi. Nel corso dei controlli, i carabinieri lo hanno trovato in possesso di un ordigno artigianale ed è stato necessario l'intervento degli artificieri per eseguire il sequestro. Assistito dall'avvocato Salvatore Mosca, il 30enne si difenderà davanti al giudice per la convalida dell'arresto nei prossimi giorni.

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