«Cave canem» nel 79 d.C. «Accort’ô cane … mozzeca» nel 2019: la traduzione social è virale

«Cave canem» nel 79 d.C. «Accort’ô cane … mozzeca» nel 2019: la traduzione social è virale
«Cave canem» nel 79 dopo Cristo.  «Accort’ô cane … mozzeca» nel 2019. Dal latino al napoletano, 1940 anni dopo la traduzione...

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«Cave canem» nel 79 dopo Cristo.  «Accort’ô cane … mozzeca» nel 2019. Dal latino al napoletano, 1940 anni dopo la traduzione social è virale. Arriva dal Parco Archeologico di Pompei, il nuovo «scarrafone», ovvero una scritta o un graffito latino tradotto in napoletano dallo scrittore e giornalista Carlo Avvisati. Stavolta è il turno del sempreverde «accort'ô cane». Non era raro trovare a Pompei, duemila anni fa, proprio nelle fauces, ovvero nell’ingresso delle case più belle e importanti della città, un mosaico raffigurante un cane ringhiante alla catena e la scritta «Cave Canem», ovvero «attenti al cane», quasi sempre ottenuta utilizzando tessere nere. Un deterrente per i ladri di professione e un avvertimento ai malintenzionati. Anche perché, spesso, il cane davvero c’era, in quella domus. E, anche di grossa taglia, come ebbero modo di appurare gli archeologi quando nella domus di Orfeo ricavarono il calco di un segugio. Il cane era utilizzato per la guardia della casa e aveva il compito di abbaiare allorché un estraneo si fosse introdotto nell’abitazione. Insomma, ieri come oggi. E pare che il tempo tra un mosaico con «Cave Canem» e un «Attenti al cane» stampato su targhetta di metallo posta in bella vista sul cancello della moderna villetta, non sia mai davvero passato.
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Il Mattino