«Centri commerciali riaperti nel weekend oppure falliremo tutti»

«Centri commerciali riaperti nel weekend oppure falliremo tutti»
Sale e non di poco in queste ore rabbia dei negozianti dei centri commerciali, strutture che si trovano ancora, in sostanza, in un lockdown a metà. Oggi alle 11 avrà...

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Sale e non di poco in queste ore rabbia dei negozianti dei centri commerciali, strutture che si trovano ancora, in sostanza, in un lockdown a metà. Oggi alle 11 avrà luogo una serrata simbolica degli imprenditori che, con gli esercizi chiusi nei weekend, sono aggrappati alla data del 14 maggio, quando il Governo deciderà se a partire dal giorno successivo sarà o meno concessa la riapertura anche di sabato e domenica, giorni che generano fino al «50% dell'incasso» per migliaia di attività sparse negli store di Napoli e dintorni, dal Campania all'Outlet della Reggia, dal Vulcano Buono a Miano. «Non è più attuale che i centri commerciali siano oggetto di queste restrizioni mentre si parla di riaperture per tutti i comparti - commenta Gianmarco Nicelli, amministratore delegato di Vulcano Spa - Siamo capaci da mesi di garantire tutti i protocolli anti-contagio necessari. Non comprendiamo il motivo del perdurare di queste chiusure nei weekend, che mettono a rischio centinaia di aziende». Serrata a parte, nel caso in cui il parere lo stop nei fine settimana fosse prolungato, le manifestazioni si moltiplicheranno per i 30mila negozi del comparto nel Paese, che coinvolgono - secondo le stime delle associazioni di categoria - ben 780mila lavoratori in Italia. 

Sono diversi i motivi che alimentano la tensione, e riguardano specialmente le «disparità di trattamento con altri tipi di esercizi». A spiegarli è Nando Grimaldi, presidente del Cis di Nola e titolare di negozi a Giugliano e al Vulcano Buono: «Da troppi mesi siamo chiusi nei weekend, nei festivi e nei pre-festivi. A novembre, per farle un esempio, abbiamo lavorato solo 7 giorni. Chiediamo a gran voce di riaprire nei fine settimana, è una regola che non comprendiamo e che non ha alcuna giustificazione. Ikea o i centri estetici sono aperti, mentre gli outlet e i centri commerciali italiani sono chiusi. Sono sfiduciato, non so se il Governo ci farà riaprire. Solo nel sistema Cis-Interporto ci sono 45 aziende di retail che hanno assoluto bisogno di tornare al lavoro. Se non dovesse arrivare nessuna novità, abbiamo già programmato una manifestazione a Roma, per mettere pressione al Governo in funzione della decisione del 14. C'è anche una petizione per la riapertura, con circa 7mila firmatari, che invieremo presto alle istituzioni. Solo in Campania, 150 negozi del settore sui 1500 in regione - circa 850 a Napoli e Provincia - sono del tutto chiusi, e tanti altri chiuderanno presto. Il fine settimana per noi rappresenta il 40% degli incassi. Gli accessi sono contingentati, ma non si raggiunge mai il numero massimo di presenza, viste appunto le restrizioni». «Il lavoro è un diritto per tutti - dice la presidente di Confcommercio Napoli Carla Della Corte - e speriamo che i centri commerciali possano riaprire al più presto nel rispetto delle regole anche nel weekend». Alfredo Catapano, legato a Confesercenti, è titolare di 3 negozi di moda donna nei centri commerciali: «Ci hanno tolto i giorni fondamentali per le nostre imprese - aggiunge - Da sole, le 48 ore del weekend valgono il 50% del nostro fatturato. Speriamo in un ripensamento da parte del Governo: si vedono assembramenti ovunque, dal primo giugno riapriranno gli stadi ma noi restiamo al palo. Per gli affitti qualche agevolazione è arrivata, ma nemmeno i gestori degli spazi sono stati aiutati dallo Stato, e sono dunque in grado di darci agevolazioni che non risolvono il problema».

Il fronte delle proteste, in ogni caso, è già realtà. Nelle prossime ore a Roma gli esercenti del comparto si faranno sentire con una nuova manifestazione, organizzata a livello nazionale. 

La serrata di oggi è stata promossa da Ancd-Conad, Confcommercio, Confesercenti, Confimprese e dal Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali e Federdistribuzione. «Non è la prima protesta - spiega Salvatore Caraviello, presidente dell'associazione Partite Iva Campania e titolare di due negozi nei centri commerciali - Noi moda e accessori siamo chiusi nei fine settimana, come i ristoranti e i cinema, mentre i supermercati, le parafarmacie e i tabaccai sono aperti a pochi metri dalle nostre saracinesche abbassate. Troviamo inaccettabile queste disparità, passato oltre un anno dall'inizio della pandemia. Gli affitti non sono calati: ho due negozi di intimo e accessori tra Napoli e dintorni, pago 5mila euro al mese di canone per ognuno dei locali. Se non ci faranno riaprire a partire dal 15 maggio, scenderemo in piazza in tantissimi e sospenderemo le partite Iva: lo Stato non incasserà più un euro da noi. Vediamo migliaia di persone assembrate, anche negli stessi supermercati dei centri commerciali, e noi costretti a non lavorare. Sono paradossi amarissimi». 

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Il Mattino