Vendeva droga per la camorra. Oggi scrive libri, poesie e si dedica all'impegno civico per salvare i ragazzi di strada a Scampia, dove ha fondato 'L'albero delle...
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«La camorra per esistere e resistere ha bisogno di degrado e abbandono, oggi gli stanno apparecchiando tutto questo», aggiunge. «Il degrado che c'è alle Vele lo dimostra: alle Vele oggi è tornata la droga, sono tornati la camorra e lo spaccio, è una zona depressa - continua Cerullo - Se è vero che un bambino è il luogo che vive, un bambino che vive lì potrà mai essere felice? A Scampia ha fatto più danni l'assenza dello Stato che la presenza della camorra. Uccidere i sogni dei bambini è il più grande crimine che si possa commettere». A chi gli chiede se ha voglia di rivolgere un appello alle istituzioni e al nuovo governo per riaccendere i riflettori su Scampia, Cerullo risponde: «Se voglio rivolgere un appello? Io sono apolitico, non credo nella politica ma nella bontà dell'uomo. Se ci sono persone che si proclamano diverse da quelle che c'erano prima, se davvero è così allora non hanno bisogno che io faccia nessun appello».
Nono di quattordici figli, un'infanzia vissuta nelle Vele, Cerullo viene arruolato da bambino nella malavita che lo condurrà nell'infernale ingranaggio del sistema camorristico. «Avevo 10 anni quando la camorra già si serviva di me, perché i bambini fanno 'cassa' per la camorra, perché per la camorra la vita vale meno di un bicchiere d'acqua: non ci sono sentimenti, non esiste amore o amicizia, quello che conta per la camorra sono solo i soldi e il potere». «A 14 anni mi venne regalata una pistola - racconta Cerullo - e io in quel momento mi sono sentito grande, mi sentivo realizzato come uomo... Guadagnavo 900mila lire al giorno vendendo la morte, vendendo la droga. A 17 anni mi ero già fatto un nome, stavo facendo 'carriera'. I miei miti erano persone come Paolo di Lauro, Ciruzz o milionario...». Poi la reclusione nel carcere di Poggioreale e per caso si 'imbattè nel Vangelo, grazie a una copia trovata sulla propria branda al rientro dall'ora d'aria, e lì lasciata chissà da chi. Strapperà alcune pagine che porterà con sé e che costituiranno un incessante motivo di inquietudine. All'uscita dal carcere torna alla vita di prima ma iniziano i rimorsi, i sensi di colpa, il vuoto e l'insoddisfazione non gli danno tregua. E così inizia a intravedere una possibilità di riscatto.
«Sono andato via di casa grazie a delle persone che ho incontrato sulla mia strada e che mi hanno aiutato - racconta Cerullo - Mi sono avvicinato ai libri.
Il Mattino