Cesaro e Pentangelo sotto inchiesta, ecco le intercettazioni: «Un pensiero per Gigino, ci ha dato una grossa mano»

Cesaro e Pentangelo sotto inchiesta, ecco le intercettazioni: «Un pensiero per Gigino, ci ha dato una grossa mano»
«È un uomo di mezzo alla via. Noi siamo stati coimputati. Si era rivolto (a Cutolo, ndr) perché aveva subito l'estorsione e poi, all'improvviso,...

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«È un uomo di mezzo alla via. Noi siamo stati coimputati. Si era rivolto (a Cutolo, ndr) perché aveva subito l'estorsione e poi, all'improvviso, portava la macchina». Adolfo Greco descrive così Luigi Cesaro, più volte chiamato nelle conversazioni con il soprannome «Giggino a purpett», da vent'anni in Parlamento ed ex presidente della Provincia di Napoli, accostando entrambi al boss della Nco Raffaele Cutolo.


Una conoscenza di vecchia data, quella tra i due, che si rafforza grazie all'affare Cirio e alla nomina di Maurizio Biondi commissario ad acta da parte di Antonio Pentangelo, inizialmente tramite tra Greco e Cesaro. «Diglielo a Giggino - dice Greco a Pentangelo - ho un pensiero per lui, per la grossa mano, per aver tolto dalle mani del Comune il progetto Cirio».

Una mano che sarebbe stata «ringraziata» con una tangente da 10mila euro. «Angela ordina Greco alla moglie stasera viene Cesaro alle 9. Devi preparare quella imbasciata, prepara 10». Cifra confermata anche il giorno dopo durante un'altra conversazione, «gli ho dato 10mila euro davanti a Pentangelo»; il quale Pentangelo riferisce a Greco che Cesaro «quando torna stasera ti fa una chiamata» per ringraziare. Lo stesso senatore Cesaro si raccomanda con il figlio Francesco, amico di Biondi, che «questa è una cosa che devi fare, con Adolfo è cosa importante».

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Le intercettazioni, ordinate dalla Dda nell'inchiesta madre denominata «Olimpo», rivelano un vero e proprio giro di corruzione attorno ai permessi a costruire nell'area dell'ex Cirio di Castellammare, con Greco che ha l'obiettivo di «trasformare le baracche in oro». Pagando anche il commissario Biondi, corrotto due volte dall'ingegner Elefante che, però, viene pizzicato a fare la «cresta» sulle tangenti. «Vi do 10mila euro, gli mostriamo che noi possiamo» ad una persona che «sta facendo quello che diciamo noi». Ma Elefante consegna di meno: «Un pensierino, sono sette. Va bene?» durante l'incontro avvenuto in piazza Cota a Piano di Sorrento. «Dobbiamo cacciare i soldi, sennò è inutile. Perché con 1800 euro (compenso previsto per il commissario dalla Provincia) non ci dà niente».

Ma Biondi «è una persona loro, della Provincia» dice Greco. Così la nomina avviene ad agosto 2015, con Pentangelo e Cesaro junior che concordano un incontro con Biondi. Prima di una bocciatura, Greco va a un incontro: «La cosa è ben incanalata - si confida - c'eravamo io, Antonio Elefante, mio figlio, e già ci aspettava Antonio Pentangelo, Giggino Cesaro. A Napoli, nello studio del figlio, è venuto il commissario». Anche se i dubbi sono tanti e Greco racconta di aver parlato con Pentangelo: «Se tu mi dici di no, significa che non ce la vuoi far dare».

Per il compleanno di Pentangelo, poi, arriva un Rolex «da parte nostra e dei Polese». «Poi deve fare un altro passaggio con quello della Soprintendenza, sto vedendo chi ci può arrivare a questa persona». L'interlocutore è Antonio Tobia Polese, il defunto boss delle cerimonie della tv, che risponde di conoscere l'architetto Fontana, implicato in altre vicende di lottizzazioni al Comune di Lettere. Fontana avrebbe detto a Polese: «don Antonio, io alla Soprintendenza ho un amico bravissimo che, giustamente, si prende i soldi» per i pareri positivi.
 
Ma per completare l'opera, serve innanzitutto una mano in Regione. L'aggancio è stabiese, con Gennaro Iovino, dirigente del Pd, padre del consigliere Francesco e referente in zona dell'attuale capogruppo regionale dem Mario Casillo. Il primo incontro Greco-Casillo da Polese salta «perché Casillo è alla Leopolda da Renzi». È il 25 ottobre 2013. Serve che il Pd ritiri alcuni emendamenti al PUT presentato dal centrodestra, una modifica per poter applicare il Piano Casa anche in zona, che Greco racconta a Polese: «Ho parlato con Casillo e Gennaro Iovino, c'è un'azienda loro che fa impianti elettrici» e che li realizzerebbe nel maxi quartiere che dovrebbe sorgere all'ex Cirio. Il ritiro degli emendamenti alla Legge Paesaggistica verrebbero mascherati da Casillo «con lo stanziamento di 110 milioni per le zone rosse di Boscoreale e Boscotrecase».

Durante le indagini al telefono con Greco vengono intercettati anche i parlamentari Antonio Milo e Carlo Sarro, e lo stesso Greco dice «io sono anche grande amico di Andrea Cozzolino». Ma il centrosinistra sceglie De Luca e lui appoggia Armando Cesaro, figlio di Luigi. «Ti porta 500 voti» gli promette Pentangelo. Nessuno di questi risulta indagato, come gli stessi Fulvio Martusciello e Stefano Caldoro, più volte citati come «amici» da Greco.


Per quelle regionali, Greco fa ottenere uno sconto per la sede di Forza Italia in piazza Bovio a Napoli, intervenendo su richiesta di Pentangelo, Cesaro e De Siano sul proprietario dell'immobile, il suo amico Giuseppe Imperati, imprenditore di Agerola. «Da 5mila pagano 3mila». Infine, la verifica fiscale aggiustata da Greco che ordina alla moglie: «Allora 30mila me li prepari già da parte. Belli stretti, da 50». La mazzetta avvolta in un foglio di giornale con elastico viene sequestrata dalla polizia in possesso di Campitiello. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino