«Ogni anno il 2 novembre c'è l'usanza per i defunti di andare al cimitero per portare loro un pensiero» recita Totò nella sua celeberrima A...
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LA FESTIVITÀ
La sostanza è che il 2 novembre si prospetta come una giornata del ricordo - di per sé malinconica - e anche al buio. Ci vorrebbe - come si dice in questi casi - una task force comunale per cercare di mettere a posto le cose. E se partisse oggi, a poco meno di un mese dalla festività dei defunti, sarebbe difficile riparare i guasti e verificare le circa 250mila utenze cimiteriali. Si ricorderà che il Comune ha interrotto il rapporto con la Selav in seguito a una inchiesta su una presunta turbativa d'asta grazie alla quale la stessa Selav si sarebbe aggiudicata la gara di appalto. Di qui dopo una guerra a colpi di ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato il Comune ha rotto il rapporto con la Selav che garantiva un canone fisso al Comune di 3,6 milioni l'anno e la manutenzione del servizio delle lampade votive. Con la Selav che si era impegnata a investimenti per circa 70 milioni in 10 anni. Il 24 aprile, dunque, cessa il rapporto tra Comune e Selav. A questo punto il Comune affida in concessione - senza passare per una nuova gara di appalto in attesa che le vicende giudiziarie si definiscano - alla Citelum. Azienda che già gestisce l'illuminazione pubblica per conto del Comune. Il nuovo patto entra in vigore il 24 luglio e terminerà a dicembre del 2021. Palazzo San Giacomo verserà in due anni e mezzo nelle casse di Citelum complessivamente 13 milioni e 752mila euro. Così suddivisi: per l'anno in corso 3 milioni e 752 mila euro, per gli altri due 10 milioni. Per l'illuminazione votiva alla Citelum vanno nel 2019 2,8 milioni e 900mila euro per l'energia elettrica. Nel 2020 e nel 2021 3,8 milioni per l'illuminazione e 1,2 milioni per l'energia elettrica.
IL PASTICCIO
Proviamo a far chiarezza, ricostruendo ciò che è accaduto. Con due sentenze della magistratura amministrativa i cui esiti si sono rivelati diametralmente opposti. Partiamo dalla prima pronuncia, quella emessa dal Tribunale amministrativo regionale - la numero 7005 del 2018 - che si era espresso per l'annullamento della revoca dell'affidamento in concessione dei servizi di illuminazione ambientale e votiva nei cimiteri del Comune di Napoli alla Selav. A seguito di ricorso, questa decisione è stata ribaltata dal Consiglio di Stato, che in sede giurisdizionale ha respinto definitivamente il ricorso proposto dalla Selav, accogliendo il ricorso proposto dal Comune. Forte di tale decisione, l'amministrazione si è vista pertanto riconoscere il proprio diritto. Non è finita qui perché il caso giudiziario è molto più ingarbugliato in quanto subentra anche la Corte dei Conti. Dal 2007 al 2014 il Comune ha incassato per i servizi solo briciole, circa 300mila euro. La magistratura contabile ha contestato mancati incassi per 38 milioni. Per questo si decise di revocare alla vecchia società di gestione l'appalto, e si passa a Selav che garantiva 3,6 milioni l'anno. Arriviamo così ai giorni nostri, all'attualità, con l'illuminazione votiva senza manutenzione, migliaia di lampade spente e con la prospettiva che il 2 novembre sia ricordato come quello delle luci spente sulle tombe.
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Il Mattino