Ciro Verdoliva manager Asl Napoli 1: «Rifarei tutti gli appalti, così ho bloccato lo tsunami Covid»

Ciro Verdoliva manager Asl Napoli 1: «Rifarei tutti gli appalti, così ho bloccato lo tsunami Covid»
Dopo tre anni alla guida dell'Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva è uno dei pochi manager ad aver ottenuto il via libera, dal governo regionale, per la guida della stessa...

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Dopo tre anni alla guida dell'Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva è uno dei pochi manager ad aver ottenuto il via libera, dal governo regionale, per la guida della stessa struttura per un altro triennio.

Che sapore ha questa riconferma?
«Avere in mano il governo della Salute di un territorio che comprende la città di Napoli e l'Isola di Capri presuppone una grande consapevolezza anche del proprio ruolo sociale collaborando con tutti coloro che hanno ruoli istituzionali. Dopo tre anni c'è tutta la fatica e la soddisfazione di 40 mesi impegnativi. Nei prossimi tre anni bisognerà consolidare e rendere tangibili i risultati».

L'Asl Napoli 1 è quella che ha forse subìto più in profondità l'onda d'urto della pandemia: quali i programmi di rilancio?
«La pandemia non è alle spalle, tutt'altro. Resta forte il mio invito alla prudenza. Mi preoccupano i tempi lunghi del riverbero sociale della pandemia anche se è probabile che la malattia e la sua diffusione saranno più governabili. Attualmente stiamo riprendendo i percorsi per la prevenzione, l'abbattimento delle liste di attesa, i Livelli essenziali di assistenza».

E il potenziamento della macchina assistenziale del territorio?
«Abbiamo da tempo avviato la piena integrazione con i Medici di medicina generale, i Pediatri di base e gli Specialisti ambulatoriali. Ci proponiamo di gestire un proficuo rapporto con le strutture accreditate in chiave di appropriatezza ed efficienza. Il rapporto di confronto, a tratti anche duro, ma sempre leale con i sindacati, dovrà continuare. Abbiamo trattato in assistenza domiciliare circa 7.100 pazienti Covid e allo stato attuale ne abbiamo oltre 500. Il Pnnr, anche su impulso della pandemia, prevede l'evoluzione del Servizio sanitario verso nuovi servizi di prossimità. Ci stiamo confrontando con i colleghi delle maggiori Asl italiane. L'Asl deve andare verso gli utenti cronici che finiscono impropriamente in ospedale».

Cosa prevende a Napoli il Pnrr?
«Prevede 32 Case di Comunità, 11 Centrali operative e 7 Ospedali di Comunità per circa 100 milioni di euro che si aggiungono ad ulteriori fonti di finanziamento già assegnate e che configurano un ammontare complessivo di circa 300 milioni di euro».

La rete dell'emergenza sconta una grave carenza di personale: quali i piani di potenziamento?
«Per il 118 abbiamo messo in campo 4 moto mediche per soccorsi più celeri con equipaggio composto da autista/soccorritore e infermiere, muniti di defibrillatore per intervenire anche in codice rosso. In un solo mese di attività abbiamo ottenuto un abbattimento dei tempi di intervento del 118 di 6 minuti con oltre 250 interventi. Ci sono però ancora da affrontare gli scogli della penuria di personale in questa area per riaprire il San Giovanni Bosco».

Quali sono i programmi futuri?
«I reclutamenti sono stati tanti; al mio insediamento ho riscontrato una diffusa acefalia delle strutture e ho attivato i procedimenti e collocato professionalità in ruoli strategici. Sta ora al mercato offrire le professionalità che mancano».

Ospedale del mare: la fuga è finita?
«Non ho mai considerato una fuga l'andar via di alcuni primari, la loro è stata una scelta. L'Ospedale del mare ha bisogno di alte professionalità, competenti e motivate. Le abbiamo individuate con concorsi trasparenti e meritocratici, la squadra si sta consolidando».

C'è poi il Loreto, sarà ospedale di Comunità e arriva anche la Pediatria. Quale il suo assetto definitivo?
«Il Loreto è stato uno dei protagonisti per la risposta alla pandemia. Come il San Giovanni Bosco, sta pagando un prezzo alto in termini di mancanza di risorse umane. Il ruolo è da ridefinire nel nuovo piano ospedaliero. Anche senza Pronto Soccorso è un ospedale che deve alleggerire il peso delle emergency accogliendo pazienti in Medicina e Lungodegenza, restituendo al centro di Napoli un punto di primo intervento pediatrico e posti letto di Pediatria. Sono previste eccellenze nel campo onco-ematologico ed un'offerta radiologica ed esami ematici aperti al territorio».

Il San Paolo è diventato un centro di riferimento per Capri e anche per il Loreto: quale sarà il volto futuro dell'ospedale di Fuorigrotta?
«Al San Paolo sono assegnati circa 70 milioni per l'ampliamento. Avrà certamente un ruolo di alto profilo nella rete dell'emergenza-adeguato alla sua classificazione di Dea I Livello».

Come considera l'inchiesta della magistratura sui moduli di terapia intensiva allestiti a Napoli est?
«Un doveroso approfondimento. Nutro rispetto e fiducia estrema in tutti coloro che dovranno valutare nei vari gradi del procedimento giudiziario quanto fatto per garantire alla città metropolitana un'offerta in termini di posti letto di terapia intensiva, quando potenzialmente neanche questi 72 realizzati potevano bastare a reggere lo tsunami pandemico. Resto convinto che la realizzazione dei moduli, negli occhi i morti di Bergamo, sia stata la giusta decisione peraltro mai messa in discussione. Rifarei le stesse scelte».

Al netto del Covid che utilizzo avranno quei moduli?


«Sono posti di terapia intensiva che si aggiungono a quelli esistenti in un Dea II Livello. Saranno utilizzati, al netto della difficoltà di reclutare le risorse professionali, al servizio delle chirurgie, dell'emergenza e per liberare posti nelle rianimazioni e l'abbattimento delle liste di attesa».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino