Donne a gestire l’affare droga e dosi di crack preparate pericolosamente in maniera artigianale, in laboratori casalinghi, tagliando la cocaina con mannite e compresse di...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Nelle pagine dell’ordinanza – richiesta dal sostituto procuratore della Procura di Napoli Stefano Capuano ed emessa dal gip del tribunale partenopeo Isabella Iaselli – vengono ricostruiti centinaia di episodi di spaccio, a chiusura di indagini condotte tra Ercolano, Portici e Torre del Greco, grazie ad appostamenti, perquisizioni, riscontri ed intercettazioni telefoniche e ambientali. Tra giugno 2016 e gennaio 2017, lo spaccio avveniva tra Pugliano e via Mare, a tutte le ore del giorno, con diverse modalità. I vari gruppi s irifornivano in particolare a Trecase o a San Giovanni a Teduccio. Ruolo chiave era rivestito dalla donne. Anche se in carcere va solo Gabriella Polese, 44 anni di Ercolano, le altre piazze ruotavano attorno alle figure femminili: madri, mogli, sorelle, coinvolte in prima persona nella gestione della cassa familiare, nell’approvvigionamento e nello spaccio vero e proprio, anche con dialoghi diretti con i clienti.
Ai domiciliari è andata la «zia Giusy», Giuseppina Brisciano, 71 anni, anche lei ercolanese. Ma agli arresti in casa ci sono anche altre donne: Stefania Cozzolino, 30 anni, Franca e Veronica Cefariello, 37 e 33 anni, Antonietta Dentale, 44, Rosa Borrelli, 28, Ersilia Amoroso, 46, Giorgina Scardamaglio, 27, tutte ercolanesi, e Carla Scognamiglio, 22enne di Portici. Una di loro era riuscita a separarsi dal marito violento che, dopo vari litigi anche per motivi di «lavoro», l’aveva introdotta nel mondo dello spaccio ma, nonostante la fine della relazione, lei aveva continuato l’attività. Un’altra, invece, mandava il figlio di 15 anni a ritirare la sua «paga» oppure a consegnare gli «arretrati». «Qui c’è un ragazzino. Io devo avere i soldi, mica glieli devo dare?» era uno dei dialoghi intercettati tra due indagate, madre e figlia. E ancora, una pusher più esperta si confronta con l’ex «titolare» di un’altra piazza di spaccio, spiegando che lei è «ai domiciliari, ma continuo a lavorare».
In cella Giovanni Montella, 31 anni, già ai domiciliari dove continuava a spacciare; Leopoldo De Crescenzo, 53; Ferdinando Scannapiecoro, 43; Pasquale Pirone, 33enn; e Ciro e Vincenzo Polese, 22 e 34 anni, tutti di Ercolano e Portici. Nel corso delle indagini, sono state arrestate tredici persone in flagranza di reato e sono finiti sotto sequestro quasi due chili di droga tra cocaina, hashish e crack. Ai domiciliari anche il più giovane, il 19enne Pasquale Imperato, arrestato proprio durante il blitz. Molti provavano ad evitare i controlli dei carabinieri grazie alle «soffiate» che segnalavano le auto civetta, le moto di copertura e i posti di blocco mirati.
Nel corso delle indagini, è stato scoperto anche un cassetto nascosto sul balcone con un meccanismo elettronico azionabile con una pennetta magnetica. Il congegno sofisticato, a casa di Ciro e Francesco Pace, figli di Vincenzo, ucciso in un agguato di camorra nel 2015 a via Rossi Doria a Napoli. L’intercapedine era molto profonda e all’interno erano nascosti soldi (1500 euro), due proiettili calibro 7.65, il quaderno rosso, 20 foglietti e block notes con nomi, soprannomi e cifre, 72 grammi di cocaina e un tubetto di VivinC che serviva a tagliare la droga. I metodi di spaccio, però, erano diversi da piazza a piazza. Ad esempio, Pasquale Ruggiero – già detenuto – insieme alla moglie accendeva il telefono per le ordinazioni alle 15.30, riceveva fino alle 22 circa cento telefonate, e riusciva a piazzare 18 dosi in due ore. Un vero e proprio record delle consegne di droga, sempre in posti diversi: «fuori al campo dell’Ercolano, dietro la Madonna, giù Padre Pio, dal tabaccaio, al distributore di benzina, vicino al negozio, alla posta, in via Panoramica». E ancora, c’era chi sceglieva le parole in codice: «chiedi lo spaghetto con le vongole», «non dimenticare due pomodorini». Il figlio pusher chiedeva al padre: «due maccheroni con la panna non li puoi cucinare?» per la preparazione di crack, cocaina tagliata con mannite. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino