In clinica con un infarto, la rimandano a casa e muore: medico condannato nel Napoletano

In clinica con un infarto, la rimandano a casa e muore: medico condannato nel Napoletano
Tre anni di reclusione, oltre al risarcimento danni in favore dei familiari della vittima. È la pena alla quale è stato condannato E.S., medico che nel 2018 era di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Tre anni di reclusione, oltre al risarcimento danni in favore dei familiari della vittima. È la pena alla quale è stato condannato E.S., medico che nel 2018 era di turno alla clinica Santa Lucia di San Giuseppe Vesuviano (estranea alla vicenda), dove fu portata F.P., 63enne anche lei di San Giuseppe (via Astalonga) che 48 ore dopo la visita morì per un infarto. Il medico non le diagnosticò il problema al cuore, ma la mandò a casa dandole solo un antidolorifico: per questa decisione, il giudice monocratico Giovanna Rosa Immacolata Di Petti del tribunale di Nola ha condannato E.S. in primo grado, accogliendo la richiesta del pm e degli avvocati Pasquale Prisco e Massimiliano Secondulfo, che tutelavano la famiglia della donna defunta.

Proprio i due avvocati sono riusciti a dimostrare che già l'elettrocardiogramma fatto all'accesso al Pronto soccorso evidenziava un infarto in atto per la donna, che avrebbe dovuto indurre il medico ad allertare il reparto di emodinamica della clinica. Le tesi dei legali, naturalmente supportate da relazioni scientifiche, hanno evidenziato che ci sarebbe stato probabilmente bisogno di un intervento di angioplastica, con inserimento di uno stent che avrebbe consentito di dilatare il vaso ostruito. Invece il medico si limitò a diagnosticare un dolore muscolare, prescrivendo dei semplici antidolorifici.

La paziente arrivò in clinica il 21 gennaio del 2018 alle 6,10 del mattino, lamentando dolori al petto e al braccio. Alle 6.30 la donna era già stata dimessa dopo un elettrocardiogramma e la diagnosi di mialgia. Passarono 48 ore e la donna venne trovata morta a casa dai familiari. Fu proprio la caparbietà di questi ultimi a consentire l'apertura di una indagine da parte della Procura di Nola e il successivo processo. Tre mesi dopo il decesso, infatti, il cadavere della vittima fu riesumato e la donna fu sottoposta a un'autopsia. Dall'esame medico emerse il problema cardiaco, che indusse i giudici a rinviare a giudizio il medico in servizio alla clinica.


Il resto lo ha fatto il dibattimento: sono stati ascoltati i testimoni, i consulenti tecnici del pubblico ministero ed è stata acquisita la relazione tecnica della parte civile. La ricostruzione di tutti questi elementi ha indotto il giudice a condannare a tre anni di reclusione il medico, che ora dovrà anche risarcire la famiglia della donna. La difesa del professionista aveva chiesto, invece, l'assoluzione ed ora può presentare ricorso in appello. Estranea del tutto, invece, la clinica Santa Lucia, poiché il medico ha autonomamente deciso di non ricoverare F.P. e di prescriverle soltanto degli antinfiammatori. La sentenza è arrivata, comunque, in tempi relativi rapidi: il medico, infatti, fu rinviato a giudizio nel luglio del 2019 e a novembre dello stesso anno partì il processo, poi culminato nella sentenza di qualche giorno fa.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino